UN TRIBUTO FOTOGRAFICO A DORIAN GRAY, ALIAS MARIA LUISA MANGINI, GRANDE INTERPRETE ITALIANA DEL PASSATO SCOMPARSA NEL 2011
Quanti di voi ricordano Dorian Gray? Non parliamo del celebre personaggio di Oscar Wilde, ma di una delle dive più famose negli anni ’50 e ’60, all’anagrafe Maria Luisa Mangini, un’attrice della storia del cinema italiano purtroppo dimenticata con lo scorrere inesorabile del tempo.
Dopo essere passata per Torcegno, città dove la diva si ritirò giovanissima a vita privata abbandonando le
scene, e per Bolzano, suo luogo di nascita, la mostra Chiamatemi Divina. Dorian Gray: storia di un’attrice dimenticata è approdata finalmente alla Casa del Cinema di Roma lo scorso marzo, e sarà possibile visitarla ancora fino al 18 aprile.
Curata da Franco Delli Guanti e Ludovico Maillet, questa mostra raccoglie materiale fotografico in parte inedito a cura di Chiara Samugheo, importante fotografa italiana del dopoguerra, impegnata nel campo del reportage, della pubblicità e del cinema. Ma sono esposte anche locandine e prime pagine su cui la diva comparve negli anni della fama, durante cui ricoprì ruoli più o meno importanti in ben 32 film.
Rimenando sempre nota e cara al grande pubblico per aver intepretato la malafemmina a fianco di Totò e Peppino (Totò, Peppino e la malafemmina), catturò anche l’attenzione di grandi registi come Federico Fellini, che la volle ne Le notti di Cabiria nella parte di Jessy, l’amante di Amedeo Nazzari, oppure di Michelangelo Antonioni e Luigi Comencini.
Dopo il ritiro dalle scene quando ancora era giovane dovuto ad una gravidanza, e una vita condotta in modo schivo e il più possibile lontano da obiettivi e riflettori nella sua villa a Torcegno, simbolo del fasto del passato e costruita con i soldi guadagnati con il film di Fellini, la Gray è caduta nel dimenticatoio fino alla tragica scomparsa avvenuta nel 2011 per sua volontà e mano nella sua stessa casa, sparandosi alla tempia.
Un nome d’arte “maledettamente” premonitore, la negazione della sua età reale (in vita dichiarò più volte di essere nata nel 1936 invece che nel 1928), quella tendenza a cambiare continuamente look e il ritiro precoce dalle scene farebbero pensare a come, particolarmente attenta al suo aspetto fisico, non abbia saputo reggere all’avanzare del tempo e allo sfiorire della sua bellezza, decidendo di rimanere impressa nella memoria collettiva con quel fascino sfolgorante che le pellicole, e ora anche questa mostra, testimoniano alle nuove generazioni, le quali finalmente possono conoscere e apprezzare una delle più grandi dive del passato.