NEI QUATTRO GIORNI DEL NORDIC FILM FEST 2016 TANTI I TITOLI CON PROTAGONISTE LE DONNE, IN TUTTE LE LORO SFACCETTATURE
Il filo conduttore di questa quinta edizione del Nordic Film Fest, svolto alla Casa del Cinema dal 21 al 24 aprile, è stato l’amore nordico, in tutte le sue sfumature. E tra i 15 titoli presentati, provenienti da Islanda, Danimarca, Svezia, Norvegia e Finlandia, sono spuntati film con protagoniste delle donne, da Marie Krøyer, moglie del celebre pittore, alla confusa Mina, protagonista di I am Yours della regista pakistana-norvegese Iram Haq.
Ad aprire ufficialmente l’edizione del Nordic Film Fest del 2016 è stato il lavoro di Mika Kaurismäki The Girl King, la storia della Regina Cristina di Svezia.
Diventata regina all’età di sei anni, Cristina (Malin Buska) viene cresciuta come un principe, in un regno dove la sete di conoscenza andava contro la religione luterana, ma quando Cristina raggiunge l’età per governare secondo la propria volontà pone da subito come obiettivo del suo regno la fine della guerra dei trent’anni e l’educazione del popolo, cercando di aprire la Svezia alle culture più umaniste dell’Italia e Francia dell’epoca.
Kaurismäki, grazie anche all’interpretazione della Buska, riesce a ritrarre una donna forte, curiosa, ma allo stesso tempo ligia al suo dovere di regnante e di protettrice del regno, porta a galla lentamente, con l’andare della storia, tutti i dubbi e le sfaccettature della regina Cristina e, quando si presenta l’inevitabile bivio cui viene posta, il pubblico ha tutti gli elementi per capire e condividere la sua scelta.
La regina Cristina di Svezia decide di non forzare la mano con il proprio regno, capisce che i tempi non sono ancora pronti, ma senza piegarsi alla volontà degli uomini che la circondavano, cede la corona al suo primo cugino e, come in un autoesilio, si trasferisce in Italia per vivere il resto della sua vita immersa tra l’arte e la cultura rinascimentale.
Appare molto meno forte, invece, la donna rappresentata da Iram Haq nel suo I am Yours: Mina è una mamma single di origine pakistana emigrata in Norvegia con tutta la famiglia, che cerca l’approvazione e l’amore per se stessa negli altri.
Una donna che, nonostante la maternità, si presenta immatura e con la speranza di fare il grande salto e diventare un’attrice.
Se sulla carta il film si presenta bene, non si può dire che le promesse vengono mantenute sullo schermo.
Il personaggio di Mina, interpretato da Amrita Acharia, non riesce a suscitare la giusta empatia nel pubblico, portandolo così a non comprendere fino in fondo il personaggio e le sue emozioni. Mina rimane una ragazza superficiale che cerca l’amore, trascurando suo figlio, la persona che potrebbe riservargli un amore incondizionato; così, la scelta finale di abbandonarlo dal padre sembra più una scelta dettata dall’egoismo e la voglia di riprendersi la propria libertà più che dalla generosità di concedere a quest’ultimo la possibilità di crescere con qualcuno che è capace di essere presente e affidabile.
Ancora diversa la donna interpretata da Birgitte Hjort Sørensen, nel penultimo lavoro di Bille August: Marie Krøyer, la moglie del famoso pittore danese P.S. Krøyer.
Una donna innamorata del proprio marito, così fedele alla promessa di matrimonio da mettere in pericolo la propria vita rimanendo al fianco di un uomo che ha perso la cognizione della realtà, affetto da una malattia mentale.
Marie è una donna che ama, che cerca di ritagliarsi il suo pezzetto di felicità, la sua vita perfetta con prole e marito magnanimo e compassionevole, ma nonostante i suoi sforzi la vita le rema contro e decide di scappare dal matrimonio che sta diventando sempre più tossico.
Dopo aver lasciato il marito, affidato la sua giovane figlia alla balia e ricominciato a vivere felicemente con un compositore svedese, Marie si ritroverà nuovamente al fianco di un uomo che, purtroppo, non vale tutto il suo amore.
Bille August regala un film dai colori luminoso, anche nei momenti più cupi, che avrebbe fatto invidia allo stesso Krøyer, e la Sørensen, grazie al suo viso pulito, lascia trasparire tutte le emozioni del suo personaggio raggiungendo il pubblico in sala.