Mishima: una vita in quattro capitoli, 1985

YUKIO MISHIMA SECONDO PAUL SCHRADER

r49kvu9FKPbgXgFp4EB1CwPCnPjIn lontananza, oltre il mare, una piccola sfera arancione si innalza nel cielo, liberandosi delle nuvole che la circondano: è l’immagine di un sole nascente, pieno di promesse. Si tratta della scena iniziale del film Mishima: una vita in quattro capitoli di Paul Schrader.

Paul Schrader, pur avendo alle spalle una lunga carriera da regista, è tuttora conosciuto al grande pubblico per la sua attività di sceneggiatore. E’, infatti, autore della sceneggiatura di diversi film che hanno avuto un enorme impatto sul cinema americano (Taxi Driver, Toro scatenato e American gigolo, per nominare i più celebri).

E’ spesso associato alla generazione di giovani registi della cosiddetta New Hollywood (Scorsese, Coppola, Spielberg, Lucas). Al contrario di questi, a causa della sua dura educazione d’impronta calvinista, è però entrato in contatto con il mondo del cinema solo dopo il compimento del diciottesimo anno di età. Solo allora, infatti, gli fu finalmente permesso di andare al cinema. Immediatamente, compensò magistralmente il tempo perduto, diventando critico cinematografico e, successivamente, uno dei maggiori sceneggiatori di Hollywood.

Mishima: una vita in quattro capitoli rappresenta sicuramente il capolavoro del regista statunitense. In questa pellicola biografica, Schrader disseziona eventi della vita pubblica e privata di Mishima, il famoso poeta e scrittore giapponese, analizzando scritti autobiografici e le stesse opere dell’autore per creare una rappresentazione viva e appassionante dell’artista. Si tratta di un vero e proprio studio analitico della vita del celebre intellettuale giapponese, in cui viene realisticamente rappresentato il dilemma interiore di Mishima, il cui sacrificio ha rappresentato un momento di drammatica riflessione su difficili tematiche riferite al decadimento ed alla occidentalizzazione del Giappone dopo la II Guerra Mondiale.

Schrader spinge il pubblico all’interno di quel vortice di passioni che è condensato nell’artista Mishima, lo porta nella testa dello scrittore, lo rende partecipe delle esperienze, sentimenti e pensieri dell’autore, vuole che il pubblico lo comprenda e che riesca a vedere il mondo così come lui lo percepiva.

Per realizzare questo progetto, Schrader utilizza i personaggi principali di tre dei più famosi romanzi di Mishima: “Il padiglione d’oro”, in cui un balbuziente entra in conflitto con l’ideale di bellezza, simbolicamente espresso nell’immagine di un tempio d’orato che affascina ed inibisce al tempo stesso il protagonista; “La casa di Kyoko”, in cui un giovane attore narcisista, ossessionato dal proprio corpo, lo cede ad una donna come pagamento di un debito contratto dalla madre; ed infine, “Cavalli in fuga”, dove i protagonisti sono giovani patrioti giapponesi che falliscono nel loro intento di realizzare un colpo di stato.

Queste storie vengono abilmente unite a passaggi tratti dal romanzo autobiografico “Sole e acciaio”, e dalla rievocazione dell’ultimo giorno dello scrittore. E’ il 25 novembre 1970 quando Mishima, con quattro membri del proprio piccolo esercito privato, occupa l’ufficio di un Generale nella sede dell’esercito giapponese a Tokio, fa riunire le truppe davanti al balcone e, in presenza di soldati polizia e giornalisti, arringa la folla in quello che sarà l’ultimo suo discorso pubblico. Infatti, rientrando nell’ufficio del generale, coltello in mano, commetterà l’atto rituale giapponese del suicidio: il seppuku.

Schrader mescola abilmente questi diversi livelli narrativi e rappresenta i passaggi del romanzo utilizzando colori e scenografie intense e fantastiche che fanno pensare alle rappresentazioni del teatro giapponese Kabuki. Le scene autobiografiche, invece, sono in bianco e nero, in uno stile di composizione scenica che ricorda le pellicole di Ozu. L’ultimo giorno di Mishima è infine rappresentato da colori più realistici. Si forma così una forma di narrazione atipica, però sempre chiara e facile da seguire, che si conclude con il grande epilogo finale, in cui le scene conclusive dei romanzi vengono mostrate all’unisono, mentre Mishima agonizzante è impegnato nell’ultimo atto della sua vita, volto a concludere la sua opera artistica in quel momento di perfetta armonia tra la penna e la spada, tanto agognato dall’artista giapponese.

La brutale potenza di questa scena è enfatizzata dalla magnifica colonna sonora ad opera di Philip Glass. Una musica insolitamente sensibile ed estremamente potente che si adatta perfettamente alla storia.

La sintesi della vita di Mishima è efficacemente rappresentata nell’ultimissima scena del film, in cui un enorme sole si distanzia dalla linea dell’orizzonte, innalzandosi trionfalmente in un cielo tinto di un rosso acceso, simile al colore del sangue.

Paul Schrader ha approcciato la vita e l’arte di Mishima, mischiando autobiografia e finzione ed intrecciando realtà, memoria, e immaginazione. Il risultato è un opera eccellente ed innovativa, un film magnificamente realizzato, complesso ma allo stesso tempo avvincente. Uno dei migliori -probabilmente il migliore- film di genere biografico della storia del cinema.

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