I CIAK SULLA TELA DEL PITTORE EDWARD HOPPER, D’ISPIRAZIONE PER REGISTI DA HITCHCOCK A MALICK
Edward Hopper è uno dei più noti artisti americani del XX secolo, e 60 delle sue opere sono al momento in mostra a Bologna fino al 24 luglio 2016 a Palazzo Fava – Palazzo delle Esposizioni: una selezione che tiene conto dell’intero arco temporale della sua produzione, dagli acquerelli parigini ai paesaggi e scorci cittadini degli anni ‘50 e ’60, compresi famosi capolavori come South Carolina Morning, Second Story Sunlight, New York Interior, Le Bistro or The Wine Shop, Summer Interior.
Cogliamo l’occasione, oltre ad invitarvi a non perdere la mostra, anche per soffermarci su come l’arte di Edward Hopper abbia influenzato il cinema, citando alcuni tra i riferimenti più famosi.
Cominciamo da Alfred Hitchcock, partendo dall’esempio più eclatante. Nel suo Psycho, uno dei luoghi più tetri portati in scena è proprio preso in prestito da un’opera del pittore americano, ossia House by the Railroad che ha ispirato, tanto da riprodurla in modo quasi identico, la casa dietro il motel, dove Norman custodiva il suo grande terribile segreto. Un riferimento allo stesso quadro compare anche in I giorni del cielo di Terrence Malick. Sempre del maestro del brivido, in La finestra sul cortile si ritrovano diversi rimandi alla tradizione hopperiana secondo cui l’artista era solito dipingere i personaggi nell’intimità della propria casa guardandoli da fuori la finestra (e quale passatempo preferito se non scrutare voyeuristicamente i vicini, quello del fotoreporter protagonista del film, costretto a casa da una frattura alla gamba?).
Uno dei quadri di Hopper di maggior ispirazione per numerosi registi è stato senza dubbio Nightawks: da Giorni perduti di Billy Wilder, a Crimini invisibili di Wim Wenders, fino ancora a Profondo rosso di Dario argento e Spiccioli dal cielo di Herbert Ross, I nottambuli hanno avuto un’influenza determinante per la solitudine che queste figure anonime e pensierose, sedute al vuoto bancone di un bar, trasmettono allo spettatore.
Anche Woody Allen ha omaggiato in una scena di Manhattan un’opera dell’artista, e precisamente Queensborough Bridge, riproducendo lo scorcio prospettico del ponte visto dalla riva.
Da non dimenticare, infine, che i suoi quadri hanno preso vita in un film sperimentale datato 2013 dal titolo Shirley: Visions of Reality, interpretato dalla ballerina e coreografa canadese Stephanie Cumming e diretto da Gustav Deutsch, il quale ha qui ricreato tredici opere di Hopper per usarle come filo conduttore, anzi veri e propri set, della storia della protagonista. Un lavoro dal ritmo lento, quasi immobile, che ripropone in versione fedelissima le opere dell’artista, grazie ad ambientazioni perfettamente ricreate e colori aderenti a quelli delle tele.