DA ROMA A PARIGI, IL RACCONTO DELL’ INTERVISTA AL GIOVANE REGISTA ROMANO SUL SUO ESORDIO ITALO-FRANCESE : LES MECS N’ONT PAS DE CHANCE
Partiamo dal logo, un cerchio e un quadrato si incrociano, o meglio si incontrano. Questo (doppio) simbolo è la rappresentazione per forme geometriche di ciò che è alla base dell’esordio di un giovane regista romano, trapiantato a Parigi: Gianlorenzo Lombardi. Dopo una laurea triennale al DAMS di Roma Tre in Arti, musica e cinema, un Erasmus a Parigi e diversi cortometraggi (Cibo per cani – presentato al Festival O’Curt di Napoli, Io & Moi – selezionato al Festival del Cinema veramente indipendente, quest’ultimo giocato sempre sull’esperienza in terra francese), Gianlorenzo entra alla scuola di cinema Paris 8 dove conclude il suo Master Réalisation Cinema de Paris 8 con il suo esordio Les Mecs n’ont pas de chance (I ragazzi non hanno alcuna possibilità), un cortometraggio creato grazie anche alla raccolta di crowdfunding su INDIEGOGO. Oggi Gianlorenzo è passato al Master 2 Récherche ciné e il suo esordio, diffuso al Centro Culturale Italiano e selezionato al Festival di Grosseto, sembra invece avere una chance in più dei suoi giovani protagonisti.
Enrico (Kevin Tussidor) è uno studente italiano da poco arrivato alla Paris 8, una delle scuole di cinema di Parigi. Parigi è la città del cinema per eccellenza, affascinante e magica ed Enrico sembra entusiasta ma qualcosa non va proprio come dovrebbe. Trova infatti non poche difficoltà a farsi degli amici francesi. Un giorno tra le mura dell’università si imbatte nel viso conosciuto di Jean-Pierre (Jérémy Ponthieux), uno studente francese, distaccato e apparentemente poco aperto a nuove conoscenze. Enrico non si perde d’animo e cerca in ogni modo di creare un rapporto d’amicizia. Ma proprio quando la conoscenza comincia ad approfondirsi, Alba (Claudia Fortunato), l’ex di Enrico, fa la sua comparsa senza però lasciare indifferente Jean Pierre…
In Les Mecs n’ont pas de chance è evidente l’unione dei contrasti. L’unione tra nazionalità diverse, tra diverse visioni di cinema, e diversi generi cinematografici. Questa coesistenza è ben rappresentata dal logo del film, ideato da Leandro Varela (già creatore della sigla della Drive In Pictures ndr.) e stilizzato successivamente da Emeline Chessel. Il logo minimale, unione di un tondo e un quadrato, è nato per dare un simbolo riconoscibile alla pagina di Indiegogo e al lavoro di merchandising, e solo dopo è stato inserito all’interno del film. Le due figure geometriche insieme rispecchiano lo stereotipo della mentalità parigina, (chiusa, snob) e di quella italiana (avvolgente nella sua eccentricità), e in parte rispecchiano le conoscenze italiane e francesi che Gianlorenzo ha avuto durante il suo periodo Erasmus.
Uno dei tratti distintivi di Les Mecs n’ont pas de chance è sicuramente la follia. Gianlorenzo stravolge la storia dei suoi tre protagonisti, che ha inizio come una commedia intimista fino a svolgersi come un action surreale dai toni comici. La commedia rimane così un punto fermo del suo esordio, inusuale tra i suoi colleghi d’università, che per il progetto di diploma si sono invece dedicati ad un genere più drammatico o documentaristico. Divoratore di commedie, dai classici di Edwards, Lubitsch fino a Scola, Wilder, Gianlorenzo sa che “Fare commedia non è una cosa facile”, ma il motivo di tanta passione per il genere è anche da ritrovare tra le mura familiari dove l’umorismo, cattivo e tenero al tempo stesso, e il prendersi in giro non mancano mai. Tale umorismo è stato integrato nella sceneggiatura, una scrittura difficile che presenta i limiti di una lingua che non è la propria, come in questo caso il francese, e che può risultare troppo letterale. Ed è qui che il ruolo degli attori è stato necessario per poter rendere quelle frasi più vere e più vive, grazie anche ad un lavoro di improvvisazione che ha preso i dialoghi come semplice punto di partenza.
Le referenze visive del tipo di commedia dalla quale bisognava attingere sono state un’indicazione importante da dare agli attori, come l’umorismo tagliente di It’s Always Sunny in Philadelphia.
Il casting è stato gestito online sul sito CINEASTE.ORG, una newsletter francese letta da professionisti e studenti di cinema. Dopo una cinquantina di risposte e un mese di audizioni, Gianlorenzo ha trovato il suo trio in Kevin Tussidor, Jérémy Ponthieux e Claudia Fortunato. Ma gli attori protagonisti non sono gli unici componenti del cast, anche amici, vecchie conoscenze, attori non professionisti, sono stati componente attoriale importante del film.
La fotografia è uno degli aspetti tecnici più interessanti di quest’esordio, a sua volta un’opera prima perché Liam Testasecca, irlandese che dopo degli studi audiovisivi ha lavorato come produttore, capo elettricista e capo macchinista, è qui per la prima volta in veste di direttore della fotografia a tutti gli effetti. Un esordio molto professionale il suo, che grazie alle indicazioni e riferimenti cinematografici dati da Gianlorenzo, come Coffe and Cigarettes, Frances Ha, classici della Nouvelle Vague e l’italianissimo Prima della Rivoluzione di Bertolucci, è riuscito a contribuire ulteriormente all’atmosfera sofisticata dell’esordiente action comedy romantica.
La musica composta al pianoforte da Edoardo Mariotti è protagonista del film e conferisce grande ritmo e pienezza stilistica al film. La collaborazione tra il giovanissimo compositore e pianista romano e Gianlorenzo inizia quasi per caso. Dopo aver ascoltato l’idea del progetto cinematografico, Edoardo improvvisa un pezzo al piano proponendolo come tema del film. Una proposta della quale Gianlorenzo si è trovato subito entusiasta. Coadiuvato da due violinisti e un’ oboista, le composizioni diventano perfette sinfonie. Inoltre la colonna sonora si arricchisce della delicata semplicità del pezzo originale alla chitarra di Lorence Adriani, Rêveur.
Les mecs n’ont pas de chance è quindi un mini affresco in bianco e nero giocato sui contrasti, dai diversi ritmi, in cui il messaggio finale è abbastanza chiaro: se superate, le diversità permettono una contaminazione positiva che può dare vita a qualcosa di inaspettato. E se nella realtà mille possono essere i modi per cui ciò può avvenire, nel suo corto la strada scelta è quella di uno stravolgimento abbastanza folle ma decisamente interessante) di un leggero racconto di relazioni umane.
Quest’opera prima, commedia dall’umorismo sottile, è dedicata a Piero De Bernardi, morto appena sei anni fa, grande sceneggiatore di commedie dagli anni ’60 fino alla sua scomparsa. Infatti lontano parente di Gianlorenzo, visto solo quattro (folgoranti) volte, egli ha ispirato tale scelta di genere. La scelta di un regista esordiente che da piccolo gli confessò tutto il suo amore per l’horror, e che oggi con una commedia cercherà di mostrare quello stesso amore per tutto il cinema.
Photo Credits Guido Grassadonio