La Pazza Gioia: Recensione

LA PAZZA GIOIA DI VIRZÌ È SPLENDIDA FOLLIA, COMICA, DRAMMATICA E COMMOVENTE

locandinaGENERE: Commedia, Drammatico

DURATA : 116′

USCITA IN SALA: 17  Maggio 2016

VOTO: 4 su 5

Villa Biondi è una comunità psicoterapeutica nella quale Beatrice (Valeria Bruni Tedeschi) e Donatella (Micaela Ramazzotti) si sono appena conosciute, in un modo non del tutto onesto e trasparente senza dubbio, ma di certo cedendo alle proprie indoli. Per una, quella folle ed eccentrica, curiosa e bugiarda e per l’altra, quella timorosa e fragile in cerca d’ aiuto. Due follie differenti, due disagi opposti che le rendono ospiti di una comunità e compagne di un’avventura emotiva che non si limiterà ad essere solo on the road.

Scontrandosi con il proprio vissuto, con le loro famiglie e le loro paure, Beatrice e Donatella scopriranno di essere compagne indispensabili l’una per l’altra, perché piene di sincera e vicendevole comprensione.  Andando così oltre alla loro follia che solo gli altri vedono.

Paolo Virzì torna dopo Il capitale umano con un altro genere, e nutre la sua nuova opera di sentimento, scanzonata e acuta semplicità e, perché no, anche di denuncia sociale. La sensazione che si ha nel guardare La Pazza Gioia è che si sia tornati ad un modo di fare cinema semplice e complesso al tempo stesso. Nella sua follia cinematografica Virzì, con l’aiuto della fidata e fraterna compagna di lavoro Francesca Archibugi, sa miscelare più generi cinematografici rendendoli unici servitori di un racconto dall’animo drammatico. Comicità, commedia e dramma sono i suoi ingredienti principali e la godibilità che se ne trae è di grande respiro.

 

Valeria Bruni Tedeschi è follemente simpatica e gioca con il suo personaggio di nobile ed eccentrica dalle tinte forti e dal doppio cognome. La sua Beatrice Morandini Valdirana che millanta, racconta di importanti amicizie e solidi rapporti con il mondo che conta, con grande ingenuità si relaziona con la cattiveria della società vista attraverso il suo autoreferenziale ed egocentrico filtro. La sua interpretazione stupisce e con la sua comica pazzia mostra una maturità recitativa che fa godere a 360° della sua capacità di interpretazione.

Micaela Ramazzotti mostra sempre un talento drammatico potente, pieno di grande verità, ma è anche vero che negli ultimi tempi la sua varietà interpretativa si sia fermata ad un tipo di caratteri sempre un po’ troppo simili a loro stessi dove la sua fragilità sembra emergere in ogni ruolo che porta in scena. La sua bravura rimane comunque efficace e più che mai in questa Pazza Gioia riesce a scoprire aspetti comunque inediti di un personaggio sempre sulla soglia del crollo emotivo e psicologico.

L’alchimia perfetta delle due comprimarie viene inoltre sostenuta dall’ottimo cast come Valentina Carnelutti (Lasciati andare, Il paese delle spose infelici)  e dai due brevi ma attraenti cammei di Anna Galiena e Marco Messeri.

La Pazza Gioia di Virzì, scritto insieme a Francesca Archibugi (che ritratta qui una tematica cara al Grande Cocomero) e presentato alla selezione parallela della Quinzaine alla 69esima edizione di Cannes, è un film potente, divertente e fortemente godibile. Grazie anche alla luce di Vladan Radovic (Vergine Giurata, Tutti i santi giorni) il racconto assume una qualità estetica non indifferente, che completa la struttura e la consacra a film d’autore dalla splendida forza drammatica.

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