TRA FALSI DEI E VECCHI E NUOVI EROI, TORNANO GLI X-MEN NELL’ULTIMO CAPITOLO DELLA NUOVA TRILOGIA
DURATA: 143 minuti
USCITA IN SALA: 18 maggio 2016
VOTO: 3 su 5
Apocalisse/En Sabah Nur (Oscar Isaac) è stato il primo e il più potente dei mutanti, venerato dalla civiltà egizia come un dio. Grazie all’accumulo di poteri di molti altri come lui, è diventato immortale ed invincibile. Nel momento in cui sta per compiere il rito di trasferimento della sua anima nel corpo di un mutante, viene tradito da un gruppo di ribelli e resta così prigioniero. Risvegliatosi nel 1983, grazie a un gruppo di fanatici egiziani, Apocalisse si trova di fronte a un mondo nuovo, in declino e in disgrazia, e intende ricostruire il suo antico splendore, ripulendo l’umanità infetta e riconquistando il posto di dio che gli spetta. Il mutante recluta così una squadra di quattro cavalieri (dell’Apocalisse): Magneto (Michael Fassbender), che nel frattempo aveva tentato di rifarsi una vita, Tempesta (Alexandra Shipp), Psylocke (Olivia Munn) e Angelo (Ben Hardy). Nel frattempo, il mondo vede in Raven (Jennifer Lawrence) un’eroina per aver salvato il Presidente degli Stati Uniti, mentre il Professor X (James McAvoy) è tornato in Accademia ad addestrare nuovi X-Men. La minaccia di Apocalisse riunisce la vecchia e nuova squadra per affrontare il grande nemico e salvare la razza umana dall’estinzione.
Bryan Singer torna a dirigere gli X-Men dopo il successo del capitolo precedente Giorni di un Futuro Passato, non riuscendo però a ripetere la singolarità di quest’ultimo, premendo perlopiù solo sul lato spettacolare. I rischi nel riunire una gran quantità di personaggi (e di attori prime donne) e mettere in scena un villain degno dei suoi eroi, sono dietro l’angolo. Le vicende si snodano dieci anni dopo gli eventi di Giorni di un Futuro Passato. Già qui la prima pecca: gli anni ottanta non sono rappresentati a dovere (se non fosse per la canzone “Sweet Dreams” che sentiamo in una scena con Quicksilver, interpretato da Evan Peters, uno dei personaggi più riusciti e divertenti della saga), non come lo erano i ’70 nella pellicola precedente. X-Men: Apocalypse parte con molte, tante aspettative, ma fa fatica a decollare nella prima parte. Singer rappresenta uno scontro tra titani con una battaglia confusionaria, a tratti infinita, che gioca molto sulle nuove generazioni di attori e poco sulla “vecchia”, su tutti un Oscar Isaac poco sfruttato e privo dello spessore che ci si aspettava.
I riferimenti a Hunger Games sono quindi dietro l’angolo: il regista approfitta del fenomeno del momento e trasforma la diva Jennifer Lawrence in una sorta di Katniss Everdeen 2.0, rendendo Mistica/Raven l’eroina a cui ispirarsi (ad esempio, Tempesta sogna di diventare come lei); Magneto è ridotto più a personaggio di contorno, perdendo il suo carisma che lo ha contraddistinto nella saga. Al di là delle imperfezioni, X-Men: Apocalypse guarda ai giovani introducendo il timido incontro tra Jean/Fenice (Sophie Turner, la Sansa Stark di Game of Thrones) e Scott/Ciclope (Tye Sheridan), raccontandolo come una sorta de Il Tempo delle Mele. Perfino il cameo di Wolverine (Hugh Jackman), anticipato dall’ultimo trailer, ci lascia l’amaro in bocca e sembra messo lì a caso, se non per esaltare ulteriormente il fandom. Operazione simile, anche dal punto di vista del marketing virale sul web, a quella fatta dai Marvel Studios con l’inserimento di Spiderman in Captain America: Civil War, senza però condividerne la medesima efficacia sullo schermo.
X-Men Apocalypse chiude un cerchio guardando alle nuove generazioni e puntando sul messaggio biblico, forse di speranza finale, forse un avvertimento a non credere ai falsi déi moderni. Tra i 4 cavalieri dell’Apocalisse, la fine del mondo, il Messia Apocalypse, e il Diluvio Universale, che qui diventa la voglia del potente mutante di distruggere l’umanità e ricostruire un mondo migliore, spazzando via il marcio ed esaltando la razza, X-Men Apocalypse dà la sensazione di voler dire molto al suo pubblico, ma di non riuscire a gestire al meglio ogni evento narrato. Quello che ne rimane è il “solito” film su tizi super-umani che cercano di salvare il mondo, minacciato dal “solito” cattivone onnipotente che vuole distruggerlo perché sì, svuotato perciò di quelle tematiche razziali e sociali che avevano profondamente elevato i primi due episodi. Nulla da fare, pensando al criticato e discusso X-Men: Conflitto finale che chiudeva la prima saga dei mutanti, il terzo episodio alla 20th Century Fox proprio non ne vuole sapere di uscire bene.
Verdiana Paolucci & Gianvito Di Muro