“CRONACA DI UN’ESTATE”, L’AVANGUARDIA DI JEAN ROUCH E EDGAR MORIN
“Questo film, realizzato senza attori, è stato creato da uomini e donne che hanno dedicato parte del loro tempo ad una nuova esperienza di cinéma vérité”. Questa frase presenta la pellicola Cronaca di un’estate del duo Edgar Morin e Jean Rouch.
Edgar Morin era conosciuto come sociologo, cinefilo ed intellettuale di sinistra. Nel 1956 aveva pubblicato il libro “Le Cinéma ou l’homme imaginaire”, dove esplorava il rapporto tra il cinema ed il pubblico. Rouch, invece, era un regista conosciuto per i suoi film sul continente africano, come Les maîtres fous e Moi, un noir, in cui analizzava il rapporto tra la tradizione indigena e la modernizzazione di tipo occidentale.
Senza attori, senza sceneggiatura o storia, Cronaca di un’estate è uno pseudo-documentario ed esperimento sociale che ha come soggetti la popolazione francese dei primi anni ’60. Il film si basa su due semplici domande: “In cosa consiste la vostra vita?” e “siete felici?”. Nella prima parte del film seguiamo una giovane donna, Marceline, che gira per le strade di Parigi, ferma i passanti e, microfono in mano, gli pone le due domande. La ragazza ferma per strada chiunque: bambini, anziani, uomini e donne. Alcuni tirano dritto o fanno finta di non sentire, certi si imbarazzano e non sanno cosa rispondere, altri si spaventano, ma vi sono anche molti che si fermano e con sincerità cercano di rispondere.
Nella seconda parte, il film si concentra maggiormente su alcune persone in particolare: Marceline, un operaio in una fabbrica della Renault, un impiegato e sua moglie, poi, ancora, una segretaria, un immigrato nigeriano e altri ancora. Tramite vari incontri e discussioni ci viene presentata un’immagine di loro che cerca di essere più reale possibile. Il pubblico incontra così, per la prima volta al cinema, delle persone vere e proprie, reali, e non personaggi interpretati da attori.
Cronaca di un’estate è una pellicola fondamentale della storia del cinema. Alla base della storia vi è il progetto di Morin e Rouch. Un progetto, però, che diviene sempre più’ complesso e di difficile realizzazione. Proprio gli sforzi e le difficoltà nel realizzare questo esperimento sembrano formare la linea narrativa base della pellicola. A questo vanno aggiunte le interviste ai cittadini di Parigi, le riprese per la città e i piccoli frammenti a tratti documentaristici sulla vita delle persone che vengono presentate nella seconda parte del film. Insomma, si tratta di una pellicola dalla struttura complessa e completamente innovativa. Un preludio di quelle che sarebbero state le sperimentazioni ed innovazioni cinematografiche del decennio successivo.
Cronaca di un’estate ha inoltre acquisito, nel corso degli anni, un’enorme rilevanza storica. La pellicola consiste, infatti, in una rappresentazione veritiera, seppur parziale, della situazione culturale francese dei primi anni sessanta. Una nazione che si trova in una situazione di transizione tra le promesse e le speranze post-belliche della Seconda Guerra Mondiale e la fredda realtà del post-colonialismo.
Rouch e Morin credevano che non fosse possibile utilizzare le forme convenzionali del cinema per rappresentare la vera natura della loro epoca. Accorciando la distanza a livello tecnico che separava il cinema dalla vita di tutti i giorni, i due speravano di avvicinarlo anche dal punto di vista psicologico. Credevano che una rappresentazione più accurata e veritiera aiutasse il pubblico a familiarizzare e simpatizzare con i personaggi del film. Ma il risultato ottenuto non fu quello previsto.
Il risultato ambiguo dell’esperimento non riduce assolutamente l’importanza della pellicola. La collaborazione tra Jean Rouch e Edgar Morin ha dato vita ad una brillantemente ideata e realizzata analisi sociopolitica della Francia dei primi anni sessanta, rivelando sogni, desideri e preoccupazioni di un’ampia porzione della società francese. Mentre le tecniche cinematografiche innovative da loro utilizzate hanno avuto un’enorme impatto su future generazioni di registi. Pochi film possono vantare una simile influenza sull’evoluzione del cinema.