15 ANNI FA USCIVA IN GIAPPONE LA CITTÀ INCANTATA, IL CAPOLAVORO DI HAYAO MIYAZAKI CONSIDERATO DA MOLTI IL MIGLIOR FILM D’ANIMAZIONE DI SEMPRE
Chihiro è una bambina di dieci anni che sta traslocando , contro il suo volere, in una nuova casa. Nel tragitto che la porta con i genitori nella nuova abitazione, i tre si imbattono in quella che dovrebbe essere una scorciatoia, ma che in realtà è una piccola strada interrotta da una grande costruzione in rovina, in cui entrano.
Quello che si ritrovano davanti agli occhi sembra un vecchio parco giochi, forse abbandonato, e più avanti una lunga schiera di ristoranti, in cui sono presenti prelibatezza di ogni tipo appena preparate. I genitori di Chihiro cominciano a mangiare senza sosta, finché all’improvviso, giunta la sera, si trasformano in maiali: in realtà quel luogo è una sorgente termale per gli spiriti, e la padrona del posto è una potentissima maga di nome Yubaba. Cosa può fare allora Chihiro se non accontentare Yubaba in ogni sua richiesta, per riavere i suoi genitori sani e salvi?
Usciva nel 2001 il d’animazione diretto da Hayao Miyazaki Sen to Chihiro no Kamikakushi, meglio conosciuto da noi come La città incantata. Il film ha da subito riscosso grande successo a livello internazionale, vincendo a Berlino l’Orso d’oro nel 2002 e l’Oscar per il miglior film d’animazione (premio che però il regista non ritirò in segno di protesta per la guerra in Iraq).
Un lungometraggio ispirato dal libro Il meraviglioso paese oltre la nebbia della scrittrice Kashiwaba Sachiko, che ha conquistato spettatori di ogni età e nazionalità. Tra le caratteristiche più affascinanti c’è da ricordare l’emozionante colonna sonora composta da Joe Hisaishi, senza dimenticare una schiera di personaggi fantasticamente curiosi e alcuni temi fondamentali e ricorrenti nella produzione del maestro giapponese che qui vengono riproposti.
Primo fra tutti quello della tradizione e della spiritualità giapponesi, che hanno un ruolo centrale nella storia, e che si accompagnano all’altrettanto frequente tema ecologico e di difesa dell’ambiente. Ma soprattutto La città incantata è il viaggio di formazione e maturazione della giovane ragazza, che grazie a questa esperienza allegorica cresce, cambia il modo di vedere la realtà e vivere il proprio presente, rifiutando la brama di materialismo (per esempio non vendendo l’amicizia a Senza Volto in cambio di denaro), e ricercando e trovando invece la spiritualità: così come la trasformazione dei suoi genitori in maiali sta a simboleggiare l’avidità del nostro tempo, così le prove che Chihiro affronta costituiscono un riavvicinamento alla cultura tradizionale che affonda nella spiritualità le proprie radici.
Quel conta è saper affrontare la vita lontani dalle ingannevoli tentazioni che la società contemporanea offre a tutti noi: non dimentichiamo la nostra identità.
Ciò non può non far riflettere.