LA REGISTA LAURA MORANTE HA INAUGURATO L’VIII EDIZIONE DELL’OFF PRESENTANDO AL PUBBLICO UN BUON ESEMPIO DI CINEMA ITALIANO AL FEMMINILE
È una delle attrici italiane più affascinanti e appassionate, con un cognome importante, è infatti la nipote della scrittrice Elsa Morante, figlia di un avvocato romano che diresse con successo il teatro sperimentale di Grosseto, cresciuta con sette fratelli, Laura Morante è stata la protagonista della prima serata dell’Ortigia Film Festival, presentando in concorso il suo ultimo lavoro da regista, Assolo.
In occasione del festival siciliano del cinema, diretto da Lisa Romano, in programma dal 9 al 16 luglio, le è stato consegnato il premio Sikelia per aver portato nel cinema italiano e internazionale maggiore prestigio e valore, attraverso la delicatezza delle sue interpretazioni.
Laura esordisce da giovanissima a teatro con Carmelo Bene, per poi arrivare al cinema nel 1979 con Oggetti smarriti per la regia di Giuseppe Bertolucci. Negli anni successivi lavora con registi come Bernando Bertolucci e Nanni Moretti, a cui deve forse la propria popolarità. Con lui gira Sogni d’oro, Bianca e La stanza del figlio, per il quale vince il David di Donatello per la miglior attrice protagonista. Svariati e molto diversi sono i ruoli che interpreta nel corso della sua carriera: dalla scrittrice Sibilla Aleramo in Un viaggio chiamato amore in cui recita con Stefano Accorsi a Giulia, moglie tradita, madre frustata e attrice senza grande talento in Ricordati di me di Gabriele Muccino, ad Agrippina nella miniserie Nerone di Pau Marcus. Nel 2012 debutta alla regia con Ciliegine, una commedia italo-francese presentata in anteprima al Bif&st.
Di Assolo, la sua seconda esperienza dietro la macchina da presa, ne ha curato anche la scrittura, una delle sue tante passioni. Scrivere è una forma d’arte molto affine al suo modo di essere, più della recitazione in cui ci sono molte situazioni pubbliche. E per una persona che caratterialmente non si trova benissimo in pubblico, la scrittura, più raccolta, solitaria, può rappresentare un’ottima forma di espressione.
Protagonista di Assolo è una donna single, Flavia, una donna fragile e insicura, che all’età di 50 anni si ritrova, con due matrimoni finiti alle spalle, a dover ricominciare tutto da capo, dovendo imparare a vivere una vita da single. Un film in cui la regista ci regala un ritratto di donna pieno di grazia e ironia, mai crudele, in cui non prevale il pietismo, il vittimismo e in cui uno sguardo gentile è riservato anche ai personaggi maschili. Al centro della storia una donna che deve imparare a scegliere e non aspettare di essere scelta, una donna che deve eliminare la sensazione, provata da molte donne arrivate alla soglia dei 50 anni, di sentirsi inutili, invisibili. Una donna che deve conquistare un’autonomia dalle altre persone e dai loro giudizi, riprendendo in mano la propria vita, senza dover aspettare che sia la mano di qualcun altro ad aiutarla. Proprio come in un assolo musicale.