Stranger Things: First look

Stranger Things

LA FANTASCIENZA ANNI ’80 DI SPIELBERG E CARPENTER RIVIVE NELLA NUOVA SERIE CON WINONA RYDER

stranger-thingsIndiana, 6 novembre 1983. Un ragazzino, Will Byers, scompare misteriosamente mentre si allontana in bici dal suo gruppo di amici. La sua sparizione  avviene in circostanze altamente sospette: Will è stato inseguito da una strana figura umanoide non identificata che lo ha fatto svanire. Sua madre Joyce (Winona Ryder) decide di aprire un’inchiesta per la sua scomparsa, supportata dalla collaborazione delle autorità locali. Le indagini porteranno a una serie di misteri che hanno a che fare con esperimenti governativi, orribili forze soprannaturali e una strana ragazzina di nome Eleven (Millie Brown) con poteri paranormali che cerca di scappare da qualcosa o da qualcuno.

Anni ’80, che nostalgia. Quest’anno è l’invasione dei revival (la lista è ampia e va da X-Files, Gilmore Girls a Twin Peaks), dei reboot (prossimamente ci sarà un giovane MacGyver) e delle serie tratte dai film (in autunno è in arrivo The Exorcist) che riempiono i piccoli schermi americani – e anche i nostri. Quest’anno, sia in tv che al cinema, si gioca anche molto sul genere horror, da Outcast a The Exorcist. Netflix, ancora una volta, non delude le aspettative e ci mostra Stranger Things, uno show che ha tutte le carte in regola per diventare un piccolo cult.

Il segreto del successo? Stranger Things è tecnicamente perfetto. Le atmosfere anni ottanta ci sono tutte: dallo stile, al look dei personaggi (ricordate quelle acconciature femminili e i pantaloni a vita alta?), fino alle musiche e l’ambientazione da brivido, sospesa tra finzione e realtà. La serie tv è stata concepita da Matt e Ross Duffer per Netflix, che ha rilasciato la prima stagione di 8 episodi da inghiottire in un solo giorno. Disponibile anche in italiano. Fin dalle prime scene si ha l’impressione di essere tornati indietro nel tempo: si respira l’aria dei Goonies di Steven Spielberg, si ha la sensazione di essere in La Cosa di John Carpenter, c’è anche un po’ di E.T. (la mitica pedalata del gruppo, Mike che nasconde la stramba Eleven in casa), ma sopratutto i veri protagonisti della storia sono i bambini. Innocenti, curiosi, sorpresi, combinaguai: dal buon Mike (Finn Wolfhard), gli amici Dustin (Gaten Matarazzo) e Lucas (Caleb McLaughlin) alla strana Eleven (Millie Brown), siamo subito catapultati in uno dei film di Spielberg o in un romanzo di Stephen King.

E poi Stranger Things rappresenta il ritorno sulle scene di Winona Ryder, vista l’ultima volta lo scorso anno nella miniserie Show Me a Hero. Qui l’attrice, ex musa di Tim Burton, veste i panni della preoccupatissima mamma del bambino scomparso, e accanto a lei troviamo David Harbour (Manhtanna, State of Affairs) nel ruolo del poliziotto Hopper che aiuta Joyce. Unico difetto della serie? Forse una trama non originale e abbastanza prevedibile, che mette in mezzo drammi familiari e adolescenziali (la figlia maggiore di Joyce, Nancy, ha una storia d’amore complicata con un suo coetaneo), Stranger Things è comunque uno show da vedere se vi piacciono le cospirazioni governative e volete vedere i Fox Mulder e Dana Scully in versione teen.

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Linguista, aspirante giornalista, amante del cinema, malata di serie tv, in particolare dei crime polizieschi.