Animali notturni: recensione

ANIMALI NOTTURNI, THRILLER DI TOM FORD A TUTTA ANSIA DIVISO TRA RICORDO, PRESENTE E IMMAGINAZIONE

ford gyllenhaal animali notturniGENERE: thriller

DURATA: 116 minuti

USCITA IN SALA: 17 novembre 2016

VOTO: 4 su 5

Susan è un’esperta d’arte che riceve dal suo ex marito Edward il manoscritto del suo primo libro presto in pubbliazione dal titolo Animali notturni. L’ex, nonostante gli anni passati senza vedersi né sentirsi (ben 20), lo invia alla donna con la richiesta di leggerlo per avere il suo parere. Il romanzo racconta la storia di Tony e della sua famiglia a partire da un viaggio notturno in auto, durante cui incontrano tre uomini che li spingono fuori strada. La banda porta poi via la moglie e la figlia di Tony su un’auto, l’uomo con un’altra vettura. Lui, una volta, liberato, riesce a fuggire e a chiamare aiuto.

Basato sul romanzo Tony & Susan di Austin Wright, presentato in concorso a Venezia 73, Animali notturni segna il ritorno di Tom Ford dietro la macchina da presa ad anni di distanza dal suo film d’esordio A single man. Il regista/stilista arriva al lido con un thriller psicologico che non rinuncia, ma anzi abbonda di momenti ad alta tensione e carichi di ansia.

La regia e la fotografia, che a tratti ricordano lo stile di David Lynch in Mulholand Drive, sono eleganti e d’effetto, e riescono a costruire le scene (soprattutte quelle di largo raggio) come delle vere e proprie fotografie degne di una galleria d’arte. E non a caso forse gli efficaci e d’effetto titoli di testa ci portano direttamente all’interno di un museo, con una scelta che va in contrasto con una delle convenzioni più forti del nostro tempo, ossia l’esaltazione della perfezione del corpo femminile.

Ma il film non è solo estetica pensata e realizzata da uno che ne capisce, ma è anche contenuto che si sviluppa su un doppio livello: da una parte la vita reale, quella di Susan e Tony, che si dirama anche nel passato con una serie di flashback, dall’altra la vicenda interiore letta nel libro ma che sembra vissuta dalla donna, che attraverso stati d’animo ed emozioni ne fa parte in prima persona.

Ed è in effetti così, perchè sono molti i parallelismi tra i due livelli della narrazione, a partire dalla solitudine della figura maschile, in entrambe i casi interpretata da Jake Gyllenhaal: sul piano della realtà l’uomo è condannato dalle scelte della moglie a essere solo a causa del divorzio e dell’aborto, mentre nel libro per il dramma vissuto durante la notte. Ed è sempre lui, nella doppia veste di Tony ed Edward, che aspetta pazientemente anni in attesa della propria vendetta, per poter finalmente dimostrare di non essere un debole.

Da parte sua il personaggio di Amy Adams (alla seconda apparizione in questa edizione della mostra di Venezia dopo il ruolo in Arrival), da corpo al vuoto e all’infelicità di quella classe borghese troppo legata ai beni e alle apparenze a scapito dei reali sentimenti. Le interpretazioni della Adams e di Gyllenhaal, da applauso, si accompagnano a quelle altrettanto strabilianti di Michael Shannon e Aaron Taylor-Johnson.

Insomma, Animali notturni ha tutte le carte in regola per catturare l’attenzione del pubblico, come ha già fatto a Venezia.

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