VINCITORE DEL DAVID DI DONATELLO PER IL MIGLIOR CORTOMETRAGGIO
Veronica ha venti anni ed è imprigionata in un enorme corpo obeso. Durante una festa in discoteca subisce lo scherno di un ragazzo, che la prende in giro proprio per il suo aspetto fisico. Disperata, Veronica si nasconde nei bagni della discoteca convinta che fra le mura chiuse di quel posto nessuno possa vederla e giudicarla. Il destino però ha in serbo una piacevole sorpresa per lei…
Bellissima presenta due chiare chiavi di lettura, espletate non solo dalla storia ma dichiarate, in varie interviste, dallo stesso regista Alessandro Capitani, autore della sceneggiatura insieme alla collaboratrice Pina Turco. Una è quella, contemporanea come non mai, sulla realtà virtuale, sulla nuova comunicabilità dei “sociale”. A simboleggiarlo l’incontro dei due protagonisti, che si parlano, che flirtano, senza vedersi, divisi come sono dalle pareti e della porte del bagno in cui è ambientata l’intera storia. L’altra è quella, più radicata nel tempo ma costantemente attuale, sull’accettare il proprio corpo, sulle pressioni della società, specie nella comunità dei giovani così accecati dalle luci della ribalta del mondo dello spettacolo. E Bellissima, d’altronde, era anche il titolo del film di Luchino Visconti, che nel ’51, con fare spietato, mostrava la cinica e insensibile presa in giro alla figlia di Anna Magnani, proprio da parte di chi in quel mondo ci lavora.
L’opera Alessandro Capitani, proprio come si faceva in epoca neorealista, intende così sviscerare il punto di vista dell’uomo comune, mostrandocelo esattamente così com’è. Perché i maggiori meriti di Bellissima vanno tutti riscontrati nell’atmosfera fortemente reale e soprattutto “vera” che si respira per tutta la durata della visione. E come spesso accade nel cinema, ciò non vuol dire che non ci sia una grande sapienza registica dietro, anzi. La messa in scena di Capitani è intelligente, ragionata e curata fin nei minimi particolari. Un lavoro certosino che riesce a rendere il prodotto tanto potente e accattivante, divertente e allo stesso tempo crudele, specie nella svolta finale.
Capitani e Turco sfruttano al meglio la potenzialità narrativa del cortometraggio, ambientandolo in unica location, affidandosi ciecamente alla forza dei dialoghi, con una scelta magistrale e ancora attenta del registro linguistico, e alla loro resa scenica da parte del duo di attori protagonisti. Casting eccelso e azzeccato quello di Emanuele Vicorito e Giusy Lodi, a tal proposito, il primo capace di interpretare con ironia il “cafoncello” napoletano, che nella fase del corteggiamento forza un italiano d’altri tempi, la seconda che equilibra perfettamente la dirompente fisicità campana ad una delicata insicurezza adolescenziale. Il rovesciamento totale della storia e dei ruoli dei protagonisti che si attua nel finale, dove uno delude e sprofonda mentre l’altra esce gioiosamente vincitrice (col sorriso della Lodi che giganteggia sullo schermo e nell’animo dello spettatore), è accompagnata perfettamente dalla scelta delle musiche, che passano dalla musica assordante della discoteca al pop romantico più spinto, rappresentando l’avvenuta fuga dal luogo colpevole delle angosce della protagonista.
Diplomato al Centro Sperimentale di Roma, con alle spalle una lunga e immancabile gavetta sui set più disparati, Alessandro Capitani con Bellissima ha guadagnato numerosi premi e consensi in altrettanti festival, sfociati poi nel David di Donatello per il Miglior Cortometraggio, massimo riconoscimento del nostro cinema. Ora sogna di girare un lungometraggio, come ogni regista aspira a fare, e chissà che la visibilità dell’ultimo anno non gli possa aprire le porte giusta. L’inizio è più che promettente e da parte nostra, non possiamo che attendere curiosi l’eventuale proseguo di carriera.