EDOARDO DE ANGELIS CON INDIVISIBILI PORTA IN SALA UNA FAVOLA GROTTESCA E POETICA DA NON PERDERE
Metti che a Venezia 73 ti sei persa un paio di film che non vedevi l’ora di vedere, che ti incuriosivano, ma che mannaggia proprio per orari sovrapposti non riesci. Metti che lo recuperi a Roma prima che esca in sala (domani 29 settembre)….e che esci dalla sala pensando: “wow”.
E’ quello che mi è successo lunedì sera vedendo Indivisibili, terza opera di Edoardo De Angelis (dopo Mozzarella Stories e Perez). Non so bene da dove iniziare, perché chi mi legge sa che non mi considero un critico cinematografico, e nei miei pezzi cerco sempre di far passare più la parte emotiva che quella da “espertona” (che non sono).
Inidivisibili è una tale valanga di emozioni che non so se partire dalla cima o dal fondo. Amore, famiglia, musica, disastri emotivi, timori post adolescenziali, desiderio, voglia di libertà, prigionie i cui guardiani sono coloro che dovrebbero amarci. C’è tutto questo in questa moderna favola tra il grottesco e il poetico, le cui due protagoniste – due sorelle gemelle siamesi attaccate l’una alla coscia dell’altra – sanno essere così vere che vorresti alzarti e urlare “ragazze venite via di lì”! Non svelo appositamente nulla della trama per lasciarvi godere la bellezza della loro storia.
Film visivamente godibile, con le musiche di Avitabile che creano un’atmosfera unica, con un cast di attori bravi e in parte. Le gemelle (non siamesi) Angela e Marianna Fontana, la madre interpretata da Antonia Truppo, mai didascalica e brava come poche. Il padre (Massimiliano Rossi) scarnificata vittima di se stesso e del gioco d’azzardo, un prete pagano assai poco avvezzo alla preghiera (Gianfranco Gallo) ed un produttore musicale (Gaetano Bruno) con strane filie per i freaks da far rabbrividire.
Un quadro a tinte forti che diventa poesia e leggerezza negli occhi di queste due giovani attrici al debutto, sapientemente dirette da un regista emergente destinato – speriamo – a collezionare premi ma soprattutto molto pubblico in sala.
Non si può non citare lo sceneggiatore Nicola Guaglianone (autore del soggetto e co- sceneggiatore con lo stesso De Angelis e Barbara Petronio), capace di far emergere dalle parole che ha scritto un universo di affetti ed emozioni universali. Non perdetelo!