THE LIFEGUARD CONFRONTA CRISI ADOLESCENZIALI CON QUELLE DI GIOVANI ADULTI MA SENZA MORDENTE
Nel 2003 Liz W. Garcia, produttrice, scrittrice e regista di telefilm – il suo nome compare tra i credits di serie come Dawson’s Creek, Cold Case e Memphis Beat – porta sul grande schermo The Lifeguard un lungometraggio che vede protagonista Kristen Bell, Mamie Gummer e Martin Starr (il bambino occhialuto di Freak and Geek).
Leigh (Kristen Bell) è una giovane reporter che vive a New York sulla soglia dei trent’anni, 29 e 10 mesi come ripeterà spesso nel film.
La sua vita non sta andando nella direzione che si era immaginata: i suoi articoli, sebbene di cronaca, vengono inseriti sulle pagine di costume e ha una relazione con un uomo che non ritiene di doverla informare di essersi fidanzato.
Leigh si sente invisibile e il caso di un cucciolo di tigre morto dopo esser stato segregato in un appartamento della città la colpisce in modo tale da decidere di lasciare la Grande Mela e di ritornare a casa dai genitori, nel Connecticut.
Il ritorno a casa di Leigh sconvolge tanto la quotidianità dei suoi genitori tanto quella dei suoi amici delle superiori rimasti in paese: Todd (Martin Starr), responsabile di un negozio d’arte, e Mel (Mamie Gummer), diventata la vicepreside della loro vecchia scuola, sposata e in cerca di un figlio.
Recuperato il vecchio lavoro da bagnina, Leigh si rifugia in una propria Isola che non c’è fatta di uscite serali all’insegna di alcool e sostanze stupefacenti con un gruppo di sedicenni, i classici teppisti di paese che vogliono lasciare la scuola. In questo magico mondo dove può tornare a comportarsi come un’adolescente vengono trascinati Todd e Mel, quest’ultima in crisi con il marito per le pressioni sul diventare madre.
Se la storyline familiare viene solo accennata, il discendere nella Tana del Bianconiglio viene dilatata nel tempo tra continue serate in compagnia e piscine vuote da controllare.
Il film potrebbe essere un manifesto allo spleen tanto caro agli scrittori romantici inglesi e francesi, invece annoia lo spettatore senza trasmettere nessun sentimento di insoddisfazione e malinconia, i fatti si susseguono costruendo una lunga e tortuosa strada che di fatto non porta a nessuna risoluzione.
La Garcia in The Lifeguard mette a confronto la crisi del sedicenne che vuole abbandonare la scuola per andarsene dal paesino con quella di un giovane adulto che invece vuole tornare al porto sicuro che è la propria casa. Un confronto che sfocia solo in una relazione tra Leigh e Little Jason (David Lambert), uno dei sedicenni. Un rapporto sbagliato, illegale, che però non porta nessuna conseguenza per la ragazza. Forse sarebbe stato diverso se il padre avesse scoperto che la propria figlia intratteneva una relazione con un uomo adulto e non il contrario.
Neppure i contrasti tra Mel e il marito portano a qualcosa di proporzionalmente uguale al minutaggio dedicato alla coppia.
Unico elemento disturbante è il suicidio di uno dei teppistelli, che si trasforma nel biglietto di ritorno al mondo reale per Leigh e spinta definitiva per Little Jason di lasciare la scuola, il paese e andarsene come progettato con l’amico nel Vermont.
The Lifeguard tocca un tema tutt’ora attuale a 10 anni dal suo debutto sul grande schermo, ma che non ha il mordente adatto per riuscire nel suo intento.