IL DOTTOR STRANAMORE…OVVERO COME HO IMPARATO A NON PREOCCUPARMI E AD AMARE LA BOMBA
“Non ho una gran pratica, per così dire, di mitragliatrici. Anche durante la guerra sapevo solo spingere il bottone.” Mandrake (Peter Sellers) 1964, Stati Uniti, base aerea di Burpelson, il generale Ripper in virtù degli speciali poteri conferiti lui dal Presidente decide in solitaria di lanciare un attacco atomico di massima potenza verso l’unione sovietica e i suoi alleati.
Inizia cosi il settimo lungometraggio del geniale regista di New York, Stanley Kubrick: Il Dottor Stranamore. Il film fu accolto dalla critica e dal pubblico in maniera entusiasta, con una particolare sottolineatura verso l’incredibile ed esilarante performance di Peter Sellers che interpreta tre ruoli nel film e la sceneggiatura firmata da Kubrick-Peter George-Terry Southern.
Per comprendere questo film occorre dargli la collocazione storica; il film è infatti di poco successivo agli eventi della cosiddetta “crisi di cuba”. Negli Stati Uniti come in tutto il mondo (quantomeno quello occidentale) si vive nella paura che da un momento al’altro possa avvenire l’apocalisse atomica. Il film come si evince dal sottotesto è una risposta ironica e grottesca a questa sindrome “del bottone rosso”, se infatti basta un qualsiasi generale Ripper frustrato per la sua impotenza (sessuale) a far finire il mondo occorre veramente “amare la bomba e non preoccuparsi” inteso nel senso di accettare l’ impossibilità di arrestare o controllare l’eventualità dell’apocalisse atomica.
Da evidenziare come nella apocalittica scena finale la scelta del tema musicale ricada sulla canone “we’ll meet again” la quale parla di soldati durante la seconda guerra mondiale che sperano un giorno di tornare dalle loro amate, sullo schermo però non ci sono mogli né soldati ma solo delle bombe che esplodono e devastano tutto,è la distruzione e non vi è nulla di umano. Il grottesco la commedia e la critica sociale in una scena allegorica e bellissima che è esemplificativa di tutto il film.
“Seen after 30 years, “Dr. Strangelove” seems remarkably fresh and undated – a clear-eyed, irreverant, dangerous satire” Roger Ebert