LA NOSTRA MAMMA PREFERITA QUESTA SETTIMANA CI PARLA DI TEATRO: CHE NE DITE DI ANDARE A VEDERE IL MISANTROPO, OVVERO LIBERI ESPERIMENTI DELL’ARTE DEL VIVERE SOCIALE
Immaginate di entrare nel foyer di un teatro off (Argot Studio, Roma), dopo aver attraversato
un normale portone di un palazzo e la sua corte interna, a Trastevere. Immaginate che mentre siete intenti a chiacchierare o cercate un
punto dove lo smartphone prenda (grazie al cielo no si trova!), un bizzarro figuro con baffo evidente vi offra uno “sprizzettino o prosecchino?!”. Inizia più o meno così l’esperienza, perché di questo si tratta, che si può fare andando a vedere Il Misantropo, ovvero liberi esperimenti dell’arte del vivere sociale, tradotto, adattato (da Molière) e messo in scena dal regista e sceneggiatore Francesco Frangipane.
Nessuna corte seicentesca francese, ma un contemporaneo vernissage dell’artista Oronte (Vincenzo De Michele), che declama versi con la sensuale Celimene (Vanessa Scalera) di fronte ad un nutrito gruppo di “amici” e amanti, intenti in manifestazioni egoiche delle proprie idee sulle faccende altrui (pettegoli professionisti).
Ed è in mezzo a questo continuo, ridondante, festoso e falso contesto di amorevoli effusioni che un sincero, snervato, rassegnato Alceste (Arcangelo Iannace) prova a salvare se stesso e il suo amore per Celimene, in una battaglia impari contro il compromesso e il “così si fa”. Opere d’arte improbabili e semiumane quelle della scenografia di Francesco Ghisu, in cui il pubblico si immerge come coprotagonista inconsapevole e muto, come all’interno delle scene di un film, un dj (Antonello Aprea) molto bravo che scansiona il ritmo della menzogna sociale, i costumi effervescenti di Cristian Spadoni, le luci disegnate da Giuseppe Filipponio, rendono questo spettacolo un’esperienza appunto, da cui si vorrebbe uscire per non inciampare in quel valzer di falsità, ma in cui si vuole restare perché gli attori, tutti bravi, ti trascinano in un pezzetto di mondo che tutti conosciamo.
Il Misantropo, si sa, declama con forza il suo odio per l’ipocrisia, regina indiscussa nei comportamenti umani, confrontandosi con il morbido e fluttuante Filinte (Francesco Zecca), stravolto dalla baldoria di Acaste (Matteo Quinzi) e Clitandro (Gilles Rocca), e assalito dal desiderio vorace di Arsinoè (Silvia Salvatori) e da quello sognante di Eliante (Miriam Galanti), femmine in lotta contro Selimene per il trofeo, l’uomo virtuoso.
Francesco Frangipane propone (fino al 23 ottobre) uno spettacolo che sorvola sulle installazioni artistiche, sul cinema e sul teatro, con un gruppo di attori di valore (tutti, e Arcangelo Iannace e Vanessa Scalera fanno vivere le vibrazioni di amore e solitudine magistralmente) che va sicuramente visto.
Argot Studio
via Natale del Grande 27, alle ore 20,30, fino al 23 ottobre, tel. 06/5898111