Roma Film Fest, si balla con Sing Street

LA NOSTRA MAMMA AL CINEMA CI RACCONTA LA SUA FESTA DEL CINEMA DI ROMA

sing-street-soundtrackRomaFilmFest, nel suo oscillare da festa a festival, quindi a Festa, Cinema, Roma. Come cita la borsa degli accreditati, non proporrà anteprime mondiali, ha ancora diverse “falle” organizzative (ci vorrebbe molto a contare i posti restanti in sala alle proiezioni per pubblico e accreditati, così che uno se è a metà fila e ci sono 20 poltrone si sposta verso altre proiezioni?), non ha luoghi a buon prezzo per mangiare “sano”, ma insomma Antonio Monda quest’anno ha proposto un programma godibile, di buon livello e nettamente migliorato il tenore degli incontri “ravvicinati” con star, artisti e personaggi del mondo culturale internazionale.

Da Tom Hanks a David Mamet, da Oliver Stone a Don DeLillo, da Meryl Streep a Viggo Mortensen, accontentando anche il pubblico non cinefilo con Lorenzo Jovanotti Cherubini, perché sì, se di festa si tratta, un po’ di festa ci dovrà pur essere, e chi meglio dell’eterno dj di “E’ qui la festa?” Un altro punto di forza è senza dubbio Alice nella Città (XIV edizione, diretta da Gianluca Giannelli e Fabia Bettini), l’anima giovane della Festa, con una giuria di 27 ragazzi tra i 14 e i 18 anni.

Vedere l’Auditorium la mattina inondato da giovanissimi spettatori è infatti non solo emozionante, ma segno della volontà di far crescere nuove generazioni di cinefili, che si spera non vedranno i film solo scaricandoli, soli, sui loro pc. Bene io sono di parte, avendo tre bambini che dalla tenera età di tre anni scarsi frequentano assiduamente le sale cinema, ma sostengo con vigore questa iniziativa come una delle più riuscite dopo 11 edizioni di festival o quel che è.

Ed è proprio grazie ad Alice nella città che ho condiviso l’esperienza di un bellissimo film con il mio primogenito Johann, 11 anni e mezzo, e un po’ di suoi amici ed altri genitori. Siamo andati tutti a vedere Sing Street, di John Carney (Once, Tutto può cambiare), film che sarebbe riduttivo definire “musicale”.
Dublino anni ‘80: Conor, giovane 15enne con un fratello maggiore saggio e tormentato e una sorella secchiona, in piena crisi economica e familiare, viene trasferito ad una scuola cattolica retta da un sacerdote fissato con le calzature nere e di strette vedute, e perseguitato da un bulletto incapace di comunicare se non a pugni. In questo contesto di difficoltà, incontra Raphina, una 16enne dall’aria spavalda e sognante che diventa il “motore” della creatività del ragazzo.

Con la musica dei Cure, a-ha, Duran Duran, The Clash, Genesis, Hall & Oates, Spandau Ballet e The Jam, Conor cerca la sua strada, cambiando note, look e idee in un cammino di crescita fatto di sfide, coraggio e sogni da alimentare. Gary Clark e lo stesso John Carney hanno dato vita ai pezzi inediti creati dai ‘Sing Street’, band che Conor fonda con un mini manager, girando video clip improbabili e scrivendo testi poetici e ribelli. Ma Sing Street è soprattutto un film sulla vita, la famiglia, l’amicizia, e la fratellanza, quella vera che ti riempie il cuore di emozione e gli occhi di lacrime, almeno quelli nostri, genitori che con quella musica ci siamo cresciuti e che in quella band, chi più chi meno, avrebbero voluto esserci, per suonare e cantare tutto il desiderio di libertà che anima la giovinezza, e che, spero per i miei coetanei, continua ad animare il sogno anche over 40.

 

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Ylenia Politano, giornalista, si occupa da diversi anni di cultura, lifestyle e cinema. Mamma di tre creature e moglie di un attore, tra un asilo, uno scuolabus, una piscina e feste con 20 bambini di età compresa tra 1 e 9 anni, torna al suo primo amore, il cinema. Interviste, recensioni, riflessioni. Grandi maestri e nuovi talenti. Incursioni qua e là. Set, anteprime, backstage. Quando la mamma non c’è…”la mamma è al cinema!”