LA VITA DI EDWARD SNOWDEN (E LA SICUREZZA INFORMATICA) SECONDO OLIVER STONE
GENERE: biografico
DURATA: 134 minuti
USCITA IN SALA: 1 Dicembre 2016
VOTO: 3,5 su 5
Il film racconta la vita, nonché sconvolgente vicenda di cronaca, di Edward Snowden, un professionista informatico americano ed ex tecnico della CIA, che nel Giugno del 2013 ha fatto trapelare informazioni classificata dalla NSA (National Security Agent) tramite il quotidiano britannico The Guardian. Tra le rivelazioni più importanti, il cyber snooping illegale (ossia l’accesso non autorizzato ai dati di un’altra persona o società) praticato dall’agenzia ai danni di milioni di cittadini americani ignari, nascosto all’epoca anche al Congresso.
Basato ufficialmente sui due libri The Snowden Files di Luke Harding e Time of Octopus di Anatoly Kucherena, Snowden è inoltre costretto ovviamente a tener conto del, pesante, precedente cinematografico Citizenfour, documentario-evento di Laura Potrais, vincitore dell’Oscar per il Miglior Documentario nel 2015. Visti i controversi temi trattati e il forte attacco alle istituzioni governative, non ci si stupisce affatto che sia stato proprio un regista come Oliver Stone (Platoon, JFK, tra i tanti) a muoversi per l’acquisto dei diritti cinematografici dei libri e, quindi, per la produzione del film, scrivendo anche la sceneggiatura insieme a Kieran Fitzgerald.
Questi i motivi principali che, oltre alla ovvia risonanza mediatica, fanno di Snowden il film finora più importante tra quelli apparsi nelle sale della Festa di Roma di quest’anno. La denuncia di Stone, mediante la scioccante storia raccontata dallo stesso informatico, è di quelle pesanti, che non passerà inosservata e sarà destinata a far discutere ancora, una volta fatto il suo esordio nelle sale di tutto il mondo. La prova di un Joseph Gordon-Levitt sempre più camaleontico (a un anno di distanza dal “francese” The Walk), capace di rendere sensibilmente umana la lotta interiore del “robotico” Snowden, diviso tra il sentimento patriottico e la moralità personale, apre a una stagione di premi che sicuramente lo vedrà protagonista.
Certo, la pellicola non è affatto priva di difetti, anzi. Le vicende familiari del protagonista non riescono ad essere particolarmente incisive, troppo estranee (se non in un paio di occasioni) al contesto generale, con una Shailene Woodley che manca il salto verso un cinema più “impegnato”, complice anche un personaggio scritto apparentemente senza particolare attenzione; la stessa trama non gode di una solida continuità, alternando sequenze di forte impatto ad altre di eccessiva pausa narrativa. Eppure, per la natura provocatoria alla base del progetto e la messa in scena sentita e commossa ad opera del regista, non si può che salvare abbondantemente la pellicola.
Se il documentario della Potrais per alcuni rappresentava già una pagina e soprattutto di cronaca più che esauriente, riguardo l’accaduto, non va comunque affatto sottovalutato l’impatto internazionale che un film come questo, diretto e interpretato da vere e proprie star mondiali (tra cui Zachary Quinto e Nicolas Cage), può avere, raggiungendo quindi molte più “coscienze” rispetto ai precedenti. Per concludere, Snowden non è perfetto, è spesso anche retorico (specie nel finale), ma è assolutamente necessario.