LA SERIE EVENTO HBO DI J.J. ABRAMS E JONATHAN NOLAN BASATA SUL FILM DI MICHAEL CRICHTON
Westworld è un parco a tema western interamente popolato da androidi sintetici in cui i visitatori possono immergersi completamente e fare qualsiasi cosa essi vogliano, senza preoccuparsi delle conseguenze. Il team di sviluppo degli androidi cerca continuamente di migliorarsi e di renderli sempre più realistici; a tal fine il dottor Robert Ford, direttore creativo del parco, aggiorna gli androidi con delle reverie affinché essi abbiano un comportamento più umano. Tuttavia dopo l’aggiornamento diversi androidi cominciano a comportarsi in modo strano, sfuggendo al controllo degli umani e dubitando della realtà del loro mondo.
Dopo i numerosi rumours, annunci e slittamenti, che hanno accompagnato tutta la sua gestazione, la serie Westworld è finalmente approdata sull’HBO (e da noi su Sky Atlantic). Le ragioni di tanta curiosità nascono dalla fama e storicità dell’omonimo film del 1973, scritto e diretto da Michael Crichton (vate e massima autorità della letteratura di fantascienza), distribuito in Italia col titolo Il mondo dei robot, che ha poi avuto un sequel e una serie tv per la CBS, dallo scarso successo (è stata interrotta dopo soli tre episodi). Negli anni ’90 la Warner Bros ha provato a lungo a riportare sullo schermo l’opera di Crichton, prima che ci mettesse le mani l’HBO e ne ordinasse il Pilot nell’agosto del 2013.
Le grandi aspettative si sono viste incrementarsi notevolmente con l’annuncio dei nomi coinvolti: Jonathan Nolan e sua moglie Lisa Joy, come autori e iniziali produttori esecutivi, a cui si sono aggiunti, nell’ultimo ruolo, Bryan Burke e soprattutto J.J. Abrams e la sua Bad Robot, il quale con l’HBO ha già dato vita a quel gioiello (pur controverso) chiamato The Leftovers; come se non bastasse, a tale promettente scenario si sono mano a mano uniti al progetto tanti volti noti del cinema hollywoodiano, da Evan Rachel Wood a James Marsden, da Ed Harris a nientepopodimeno che Anthony Hopkins.
Il connubio tra il genere western e quello sci-fi, alla base del prodotto, potrebbe già bastare per intrigare i meno informati sul film del ’73. Ma se il Pilot, intitolato The Original, sembra già essere diventato un cult (come ormai tanti anni fa successe, altrettanto immediatamente, a un’altra ben nota serie, sempre prodotta da Abrams), vuol dire che il team creativo non si è assolutamente fermato alle sole “buone premesse”. Le musiche di Ramin Djawadi, compositore anche della colonna sonore di Game of Thrones, l’uso dei Soundgarden e dei Rolling Stones in veste “rivisitata”, i riferimenti all’arte, alla letteratura, alla filosofia, sono tutti elementi compositivi capaci di soddisfare i palati più fini. Ma ancora una volta, c’è dell’altro.
Nei 68 minuti d’episodio, infatti, non c’è niente di eccessivamente referenziale, tutto sembra essere orchestrato per il piacere della visione e, soprattutto, per essere funzionale allo storia messa in scena. Chi è ben informato sulla filmografia di Christopher Nolan, ben conoscerà l’apporto significativo del fratello Jonathan, co-sceneggiatore di buona parte dei suoi lavori, tra cui Il Cavaliere Oscuro e The Prestige. Chi ha visto Person of Interest, amandolo, sarà altrettanto consapevole della bontà della collaborazione televisiva con Abrams, massimo esponente della cinematografia sci-fi, capace di dividere critici e fan come non mai. Su Jonathan Nolan, d’altro canto, i pareri positivi non possono essere più unanimi. Per l’occasione anche regista, affiancato alla sceneggiatura da sua moglie Lisa (mentre per il soggetto entrambi hanno collaborato anche con lo stesso Crichton), l’autore sfoggia tutto il suo talento narrativo (nonché visivo, a fronte di un budget palesemente notevole), costruendo una trama e dei personaggi che subito catturano, entusiasmano e incuriosiscono.
Mancano ancora 9 episodi per completare la prima stagione (mentre Nolan ha affermato di averne in mente almeno 5) e constatare la reale portata di Westworld nel panorama televisivo odierno, tanto competitivo e agguerrito. Intanto, per ora, vuoi per la sua risonanza mediatica, vuoi per il suo manifestare il livello tecnico e qualitativo esagerato che hanno raggiunto le serie tv oggi, The Original è già storia.