Salvador Dalì, un surrealista al cinema

IN OCCASIONE DELLA MOSTRA INTERATTIVA DI SALVADOR DALÌ A BOLOGNA, RIPERCORRIAMO INSIEME LE TAPPE DELLA CARRIERA CINEMATOGRAFICA DELL’ARTISTA SURREALISTA

Sono 200 le opere di Salvador Dalí che saranno in mostra al Palazzo Belloni di Bologna dal 25 novembre al 7 maggio 2017. Dalí Experience, questo il nome dell’esposizione concepita per essere un percorso multimediale che coinvolgerà i visitatori in modo totale, invitandoli ad interagire con quanto si mostrerà ai loro occhi attraverso semplici gesti: soffiando su un’opera, per esempio, si darà vita a particolari e suggestivi effetti, oppure sarà possibile vedere un paesaggio con gli occhi di Dalì attraverso un’applicazione per la realtà aumentata.

Queste sono solo alcune delle caratteristiche della mostra, dedicata ad un uomo interessato ad ogni declinazione dell’arte, compreso il cinema. Amante dell’umorismo di Chaplin e Keaton, fin dall’adolescenza Dalì è infatti rapito dalla settima arte, verso cui anche i surrealisti dimostrano forte interesse; proprio quella corrente a cui lui stesso si unisce e di cui diventa uno dei maggiori baluardi.

Per quanto riguarda appunto il suo contributo in campo cinematografico, inizialmente lavora con Luis Bunuel al film Un chien Andalou, in cui confluiscono i sogni di entrambi (un coltello che taglia un occhio e una mano piena di formiche), dando vita ad un’opera a tratti spiazzante e disarmante. Il loro sodalizio continua con L’Age d’Or, di cui Dalì scrive alcune scene.

Trasferitosi negli Stati Uniti, a causa di questo stile così poco commerciale e di ristretto interesse per il pubblico, Dalì non riesce a entrare nel grande circuito cinematografico hollywoodiano, ottenendo però dalle major di produrre alcune scenografie o portare avanti delle collaborazioni. Una delle più famose è quella con Walt Disney, per il quale disegna le immagini di Destino, corto animato surreale e profondo, travolgente e onirico, che ha visto la luce dopo essere rimasto incompiuto a causa della guerra. Il grande merito va a Roy Edward Disney, che ha ritrovato casualmente le bozze durante la lavorazione di Fantasia 2000, decidendo di concludere e far conoscere a tutti questo lavoro. La protagonista è una ragazza che, saltando attraverso diversi piani spazio-temporali abitati da strane creature, rincorrere il suo innamorato, Chronos. Il paesaggio dominante è il deserto, sulle cui distese le ombre disegnano forme in continua mutazione, che si ergono su edifici in rovina.

Altra collaborazione degna di nota è quella con il regista Alfred Hitchcock, concretizzatasi nella realizzazione di alcune scene (quelle del sogno) del film Io ti salverò con Ingrid Bergman e Gregory Peck. E poi ancora il soggetto in disegni di un film mai realizzato per i fratelli Marx, sceneggiature, locandine, schizzi, bozzetti,…

Lavori sempre lontani dal reale, vicini alla logica fantastica e interiore, perché come lui stesso dichiara:

“La luce del cinema è una luce molto spirituale e molto fisica nello stesso tempo. Il cinema afferra gli esseri e gli oggetti insoliti, più invisibili ed eterei che le apparizioni delle mussoline spiritiche. Ogni immagine cinematografica è la cattura d’una spiritualità incontestabile”.

 

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