IL GIOVANE PAPA DI JUDE LAW E SORRENTINO, TRA VECCHI PERCORSI E NUOVE E APPASSIONANTI SFIDE
Primo Papa americano della storia, Pio XIII, al secolo Lenny Belardo, è un personaggio complesso e in conflitto con se stesso, talmente conservatore nelle scelte da rasentare l’oscurantismo, ma pieno di compassione per i deboli e i poveri. Un uomo molto potente eppure indifferente alle implicazioni della sua autorità, che caparbiamente resiste a coloro i quali blandiscono il Vaticano, Belardo non ha paura di farsi carico della millenaria missione di difendere Dio e il mondo che Lo rappresenta, tanto meno di perdere consensi a causa di questo. Tuttavia, addolorato per la perdita degli affetti personali, vive con il timore costante di poter essere abbandonato anche dal suo stesso Dio.
The Young Pope vede una co-produzione internazionale tra l’italiana Wildside, la francese Haut et Court TV e la spagnola Mediapro, mentre a finanziarlo ci hanno pensato Sky, Canal+ e HBO. La prima stagione sarà formata da dieci episodi e poco prima dell’esordio televisivo (nel nostro paese su Sky Atlantic, il 21 Ottobre), la serie è già stata rinnovata per una seconda. Negli USA, intanto, debutterà solo il 15 Gennaio.
C’era grande curiosità attorno ad un progetto tanto particolare e ambizioso. In primis perché il linguaggio autoriale di Paolo Sorrentino (che oltre alla regia, firma anche la sceneggiatura), spesso in bilico tra aulica sacralità e sprezzante demistificazione (La Grande Bellezza e la discussa sezione sulla “Santa”, d’altronde, insegna), sembrano prestarsi perfettamente a un’idea tanto alta ma allo stesso tempo delicata e rischiosa, come quello di mettere in scena il Vaticano. Ad accrescere l’interessa di media e cinefili, poi, un nome decisamente importante del cinema hollywoodiano come quello di Jude Law (sulla cresta dell’onda, e non a fine carriera, leggi: Dustin Hoffman), interprete del “Giovane Papa” protagonista, che probabilmente non ha pari all’interno dello storico di produzioni italiane in ambito televisivo, per quanto supportate da altrettanto importanti collaborazioni.
Chi ama Sorrentino (e di conseguenza, anche chi lo odia) ritroverà tutti gli elementi stilistici e ricorrenti del suo cinema, dalle immagini pittoriche e “felliniane”, dai virtuosistici rallenty ai dialoghi altisonanti e spesso aforistici, fino ai protagonisti antipatici, sopra le righe e boriosi (e sempre odiati anch’essi). Personaggi con cui sembra difficile, a primo acchito, entrare in empatia, prima del loro puntuale “smascheramento” e la presentazione del Papa di Jude Law, in questo senso, non delude affatto. L’attore inglese riesce ad infondere il giusto e forte temperamento che necessita una tale carica, stessa cosa dicasi per l’ambiguità e imponente presenza scenica che invece richiede un protagonista. A dargli manforte, Diane Keaton, nel ruolo dell’aiutante, e soprattutto il “nostro” Silvio Orlando, in quello del villain/ostacolo, il quale non sfigura e regge alla grande il primo confronto/scontro con la “star” (anzi, facciamo “le star”, contando anche Sister Mary).
Uno scontro, quest’ultimo, che si prospetta essere il leitmotiv centrale della stagione, il conflitto su cui si fonderà la trama, personale e professionale, del Papa. E la sfida per la carriera di Sorrentino sta tutta qui, la la vera novità all’interno della sua filmografia: la serialità televisiva. a cui non bastano le nobili e meravigliose immagini che formano ed elevano i suoi film; no, in questo caso ci vuole una trama solida, come non ce ne sono mai state nei suoi precedenti lavori sul grande schermo. In questo Episode 1, sicuramente, la si intravede tutta, dando il via quindi a un discreto ottimismo nei confronti del futuro della serie, che potrebbe avere tutte le carte in regola per aggiungersi a quegli show che, anno dopo anno, stanno alzando sempre più l’asticella della qualità televisiva contemporanea.