I Guerrieri della Notte, 1979

I GUERRIERI DELLA NOTTE DI WALTER HILLE RIMANE UN FILM ICONICO ANCHE DOPO QUASI 40 ANNI

2222Quando si vuole citare un film “cult” uno dei primi esempi che ci vengono alla mente è di sicuro The Warriors, meglio conosciuto in Italia come I guerrieri della notte, uscito nelle sale nel 1979 e diretto da un regista, Walter Hill, dalla storia semplice e senza grandi colpi di scena: finiti gli studi di lettere egli si iscrive ad un prestigioso corso di cinema tramite il quale si approccia progressivamente al mondo del grande schermo, facendo la gavetta come aiuto-regista e co-sceneggiatore fino al primo lavoro di rilievo con la sceneggiatura di Getaway! di Sam Peckinpah, scritta nel 1972 a trent’anni.

Alla fine degli anni ’70 arrivano in sequenza i due film cult per cui è certamente più noto: Driver l’imprendibile e The Warriors. In seguito una serie di produzione discrete, sempre in collaborazione con grandi e grandissimi attori; tra queste possiamo segnalare 48 Ore, Danko, Geronimo e il suo ultimo lavoro Jimmy Bobo: Bullet to the Head.

Ispirata all’omonimo libro di Sol Yurick la pellicola si apre con un grande raduno nel Bronx tra tutte le gang di New York indetto da Cyrus (Roger Hill), il capo della gang più numerosa e potente della città, i Gramercy Riffs.

Il film racconta in maniera romanzata ma verosimile uno spaccato della New York degli anni ’70 dove la presenza di gang, soprattutto in zone più periferiche come Harlem e il Bronx, era un problema serio con cui si esprimeva il disagio sociale di tanti giovani newyorkesi, i quali trovavano risposta alla povertà e ad una società disattenta verso le fasce più bisognose nella violenza e nell’odio contro l’ordine costituito rappresentato dalle forze dell’ordine.

Questa verosimiglianza si arguisce in primo luogo dalle ottime rappresentazioni scenografiche come le divise e le peculiarità delle varie gang (ad esempio le minoranze etniche e culturali presenti nei vari quartieri come gli afroamericani provenienti da Harlem, i ragazzi eleganti e impomatati di Bensonhurst e gli asiatici esperti di arti marziali di Chinatown).

In secondo luogo veri membri di gang di New York hanno partecipato alle riprese come comparse (con garanzia di anonimato per paura di ritorsioni da parte delle autorità newyorchesi), ma anche come veri e propri bodyguards per i membri e le attrezzature della troupe; inoltre le riprese si sono svolte, anziché sul set, quasi interamente all’aperto, nei luoghi rappresentati, e numerosi sono stati piccoli incidenti cagionati alla troupe da membri delle gang che percepivano come un’invasione queste riprese “sul territorio” (eclatante il caso delle divise di una delle immaginarie gang che sono state modificate perché troppo simili a quelle degli Homicides, la vera gang di Coney Island).

Il romanzo da cui il film è tratto si ispira all’Anabasi, celebre opera autobiografica dello storiografo greco Senofonte, la quale racconta di un esercito di mercenari assoldato da Ciro il Giovane per spodestare il fratello Artaserse. Nella battaglia di Cunassa, situata nel cuore dell’impero persiano, Ciro rimane ucciso e i soldati si trovano così allo sbando e costretti ad attraversare l’intero territorio nemico per giungere al porto sicuro di Trebisonda.

Il regista dal canto suo attinge sia dal romanzo che direttamente dall’opera greca senza legarsi troppo alla trama del primo. Infatti, mentre Yurick si concentra sulla crudezza delle azioni e degli eventi, sottolineando la banalità e l’eccitazione quasi orgasmica dei protagonisti per la violenza, Hill ha preferito raccontare una storia atipica sul topos dello scontro tra bene e male: i Guerrieri incarnano valori positivi come il rispetto, la lealtà e il coraggio mentre i Rogues incarnano quelli diametralmente opposti.

Inoltre contestualizzando il film al momento storico in cui è stato girato traspaiono chiaramente gli ideali di un periodo ormai agli sgoccioli, una rivoluzione sociale fatta di solidarietà contro quelle forze dominanti oppressive (rappresentate nel film dalla polizia, i cosiddetti “elmetti”) che stava per lasciare il passo alla disillusione e ad una nuova forte spinta individualistica.

Da notare infine il parallelismo diretto con il finale della sopracitata Anabasi in cui i soldati capiscono di essere in salvo quando vedono il mare (“Thalassa!” in greco); così i Guerrieri che, dopo essere arrivati sulla spiaggia di Coney Island, si sentono finalmente a casa.

In conclusione The Warriors è un cult che resiste alla prova del tempo per i temi trattati e perché rimane un film d’azione godibile e scorrevole. Peraltro tra le nuove generazioni la sua fortuna è stata rinnovata dall’uscita, nei primi anni 2000, di un videogioco omonimo per Playstation che ha avuto un discreto successo e che permette di rivivere l’intera storia del film. A tal proposito possiamo aggiungere che il regista Walter Hill pare avere molta familiarità con il mondo dei videogames, infatti anche Driver l’imprendibile, l’altro già citato film cult, è diventato nello stesso periodo un gioco d’azione distribuito su varie piattaforme.

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