LA CONCUBINA, FILM DISPONIBILE SULLA PIATTAFORMA NETFLIX, È UNA TRAGEDIA DEGNA DI SHAKESPEARE
La concubina è un film coreano del 2012 e disponibile su Netflix, solo in lingua originale e sottotitolato, dall’agosto scorso.
Ambientato in Corea ai tempi della Dinastia Joseon, è la storia di un triangolo amoroso e della gelosia che ne consegue; del pericolo dell’ambizione e di cosa una madre è disposta a fare pur di dare un futuro migliore, dal suo punto di vista, al proprio figlio.
La storia vede protagoniste due grandi figure femminili: la regina madre, interpretata da Park Ji-young, e la concubina diventata regina Hwa-yeon (Jo Yeo-jeong). Due donne dallo spirito e carattere molto diversi: la prima, calcolatrice e arrivista, la seconda, un’anima pura strappata dalle braccia del suo innamorato, un ragazzo comune, e spedita alla corte per diventare la concubina del figlio adottivo della regina madre. Ma la vita di corte, i sotterfugi in cui si ritrova invischiata faranno cambiare Hwa-yeon fino al punto di assomigliare alla sua nemesi.
Il film, come succede spesso con quelli asiatici, ha un ritmo più lento confronto a quello a cui l’impero hollywoodiano ci ha abituati, ma in questo modo il regista è riuscito a costruire il cambiamento della protagonista in modo tale da farlo percepire al pubblico come una naturale conseguenza degli eventi. Un lento scivolare nelle spire dell’arrivismo, della gelosia e del complotto dove non resta altro che adeguarsi piuttosto che rimanere tenacemente ancorati ai propri principi e venirne soffocato. Hwa-yeon se in un primo momento viene presentata quasi succube delle dinamiche del palazzo reale, col procedere della storia riesce ad entrare anche lei in possesso di quei fili invisibili che fanno muovere le persone come delle marionette, costruendo così le basi per la sua ascesa.
Se la lentezza premia la discesa nel torbido, permette anche di aprire e chiudere storie secondarie portando inevitabilmente lo spettatore a spostare la propria attenzione dalla trama principale, fino a trasformarlo in un detective alla ricerca dei tasselli perduti.
La concubina omaggia la grande letteratura shakespeariana prendendo le tragedie d’amore e la pazzia che spesso accompagna la bramosia di potere, con i due innamorati che scappano nel bosco e la scelta di Hwa-yeon di concedersi a un altro uomo per salvare la vita del proprio amato. E la storia della regina madre che da concubina diventa genitore adottivo del figlio del re, p
er poi avvelenarlo con l’intento di porre sul trono il suo figlio biologico. Ma il regista Kim Dae-sung dona un tributo anche all’arte italiana con lo zoom out di una delle scene conclusive dove Hwa-yeon sostiene il principe morente in una posa che porta alla memoria la Pietà di Michelangelo. Dopo aver corrotto la sua anima a tal punto di uccidere un uomo, Hwa-yeon ha portato a termine la sua vendetta, ha sbaragliato tutti i suoi nemici e con ancora tra le braccia il corpo sacrificale ha ritrovato la sua pace.