LA SERIE DI FABIO VOLO IN ONDA SU NOVE, FRESCA, SPIRITOSA E “AMERICANA”
Girata tra Milano e New York, la serie racconta gli sforzi di Fabio di trovare un equilibrio tra vita professionale e vita privata e al desiderio di realizzare un proprio progetto televisivo, a cui tiene moltissimo, che gli consentirebbe di trasferirsi con tutta la famiglia a New York. Seppure attraverso il mondo “dorato” di un protagonista del mondo dello spettacolo, gli episodi narrano in modo divertente e originale della difficoltà per ciascuno di noi di realizzare i propri sogni.
Untraditional nasce da un’idea di Fabio Volo, che nel 2014 pensava in realtà ad una webserie di dieci episodi da dieci minuti. Durante la stesura della sceneggiatura Volo sente l’esigenza di avere maggior spazio e inizia quindi una collaborazione con Discovery, che gli offre spazio sul nuovo canale Nove, dove è andato in onda il primo episodio il 3 Novembre. Volo, oltre quindi ad essere autore della serie, è anche l’attore protagonista nel ruolo di se stesso.
Già dai primi minuti, con l’esplicito omaggio a Manhattan di Woody Allen, si intuisce subito l’influenza americana, palesata anche dalla trama di base (ossia Volo che sogna di girare una serie a New York). L’impianto della sit-com appare quasi “straniante” proprio per come l’approccio, narrativo quanto di messa in scena, sembri poco italiano.
A tal proposito c’è chi ha, giustamente fatto notare l’evidente influenza di show come Louie del comico statunitense Louis C.K., con tutte le ovvie attenuanti del caso, specie per i cosiddetti “sketch estesi” che compongono le puntate. Azzeccata, in questo senso, la scelta dell’ambientazione, ovvero la città più “newyorkese” d’Italia, Milano, ma ancora di più l’uso decisamente ironico e sopra le righe delle tante celebrità come ricorrenti special guest. Solo nel primo episodio, per esempio, si passa da Quentin Tarantino a Giuliano Sangiorgi, fino a Tony Dallara, Stefania Rocca e Selvaggia Lucarelli.
Ma Untraditional sorprende e convince di più quando a tale ironia si sovrappone l’auto-ironia.
In primis dello stesso Fabio Volo, ed il primo colloquio con lo stereotipato ma irresistibile manager la evidenzia subito, quasi come vera dichiarazione d’intenti, poi dello stesso mondo dello spettacolo di cui Volo fa parte, come tutte le star che a turno prestano la propria “amichevole partecipazione”.
Un mondo fatto di viaggi, di importanti “progetti” e di sfrenata lussuria, e quindi così lontano dallo spettatore “comune”, che viene invece avvicinato dalle gag surreali e dal sorriso derivanti dalle situazioni più “normali” (la vasectomia di Sangiorgi, la visita del dermatologo).
Untraditional finisce col divertire e intrattenere con spensieratezza e, soprattutto, senza “pipponi” alla Volo.