Consigli DOC: Rogue One e Miss Peregrine

OLTRE A STAR WARS E TIM BURTON, GLI INDIPENDENTI THE BIRTH OF A NATION E NAPLES ’44

the-bith-of-a-nationAlla fine è arrivata la settimana dei “film di natale” nostrani, da leggersi come ex-cinepanettoni dalla medesima natura: si va dal Poveri ma ricchi di De Sica al Natale a Londra di Boldi fino a Fuga a Reuma Park di Aldo, Giovanni e Giacomo (la nostra “ultima speranza”). Non per fare assolutamente gli “snob” intellettuali (o non consiglieremo certo Guerre Stellari) o ancor peggio i soliti “esterofili”, ma per questa settimana preferiamo puntare i nostri riflettori su altri titoli, poi che siano per la maggior parte provenienti  dal mercato internazionale ovviamente è solo una coincidenza. La prima scelta, il titolo più “grosso”, è allora Rogue One: A Star Wars Story, diretto da Gareth Edwards (Monsters, Godzilla), primo spin-off dopo l’acquisto da parte della Disney, che ci potrà far saggiare quanto l’universo di Lucas ha ancora del potenziale, perlomeno fuori dalla pesante eredità degli “episodi ufficiali”. Duro avversario al box-office sarà Miss Peregrine: La casa dei ragazzi speciali, il quale finisce in lista più per il buon nome del vecchio Tim Burton, a cui rimaniamo sempre tanto affezionati, che per meriti esclusivi; alla nostra redazione infatti, come leggerete più avanti, non ha poi tanto entusiasmato. Dopo essere stato in parte affrontato in Free state of Jones, a pochi giorni di distanza, torna il tema della schiavitù dei neri d’America nelle sale italiane con The Birth of a Nation, film trionfatore all’ultimo Sundance Film Festival, dove ha vinto sia il premio del pubblico che quello della giuria. Infine, giusto per scostarci ancora da un qualsiasi approccio di tipo intellettualoide, menzione speciale per Naples ’44, film diretto dal napoletano, romano d’adozione, Francesco Patierno, tratto dal bestseller mondiale di Norman Lewis. Una pellicola sulla città di Napoli durante gli anni della guerra, insomma il classico film leggero e per famiglie (ovviamente, per non farci mancar nulla, consigliamo vivamente la visione in originale).

ROGUE ONE: A STAR WARS STORY 

In un periodo di conflitto, un improbabile gruppo di eroi intraprende una missione per sottrarre i piani della più potente arma di distruzione di massa mai ideata dall’Impero, la Morte Nera. Questo evento, fondamentale per la storia di Star Wars, spingerà delle persone ordinarie a unirsi per realizzare imprese straordinarie, diventando parte di qualcosa di più grande. Ancora una volta sbarchiamo nell’universo creato da George Lucas, stavolta senza Han Solo, Luke e Anakin Skywalker (beh… più o meno), ma con tanti nuovi personaggi e un cast, neanche a dirlo, che colleziona tanti nuovi nomi, stellari e da tutti il mondo. Tra gli interpreti troviamo infatti Felicity Jones, Diego Luna, Ben Mendelsohn, Donnie Yen, Mads Mikkelsen, Alan Tudyk e Riz Ahmed con Jiang Wen e Forest Whitaker. 

MISS PEREGRINE – LA CASA DEI RAGAZZI SPECIALI 

Dopo la tragica morte del nonno, l’adolescente Jacob Portman (Asa Butterfield), dalla Florida, parte accompagnato dal padre per raggiungere una piccola isola del Galles alla ricerca di un gruppo di bambini orfani dal talento speciale, che vivono presso la residenza della misteriosa Miss Peregrine (Eva Green), di cui il nonno gli ha molto raccontato durante la sua infanzia. Una volta scoperti i poteri dei ragazzi che vivono dalla donna, Jacob farà di tutto per proteggere i bambini e tenerli al sicuro da orribili creature decise a distruggerli. Il ritorno di Tim Burton, dopo l’affascinante Big Eyes, non è così radioso come ci si aspettava. Nel suo nuovo film presenta una Miss Peregrine in forma sbiadita e scadente, e con la sua nuova pellicola perde il tocco magico che lo contraddistingueva in molti dei suoi film precedenti. L’artista visionario si ispira all’omonimo libro scritto da Ramson Riggs nel 2011 per cercare di ricreare l’atmosfera fatata e quasi nostalgica degli anni ’40, senza però riuscirci del tutto.

THE BIRTH OF A NATION

Nat è uno schiavo che agli inizi del Novecento vive e lavora in una piantagione di cotone in Virginia insieme alla madre e alla nonna, mentre il padre è dovuto scappare per essersi ribellato ad un mercante di schiavi. La proprietaria della piantagione, avendo notato l’intelligenza del bambino, decide di insegnargli a leggere partendo dalla Bibbia. Proprio la scelta di questo testo lo segnerà per sempre anche da adulto, facendolo diventare un predicatore per la comunità degli schiavi della piantagione. Tutto sembra filare liscio, finché gli schiavisti bianchi non notano come gli schiavi obbediscano e seguano le sue parole, e decidono allora di assumerlo in diverse piantagioni per predicare l’obbedienza ai signori, provando così a sotterrare qualsiasi alito di protesta.Un applauso alla foga, al coraggio e alla dedizione alla causa di Nate Parker, attore, sceneggiatore e regista alla sua opera prima dietro la macchina da presa. The birth of a nation è un film con una ferocia che sfiora la sopportazione dello spettatore, un lungometraggio che per certi versi ha anche la colpa di non essere uscito prima del 2013 (l’anno di 12 anni schiavo), ma che merita di essere visto, perché un esordio così è molto difficile da trovare.

NAPLES ’44

Patierno immagina il ritorno di Lewis tra le vie che lo ospitarono tra il ’43 e il ’44. Il film non è un elogio della missione di liberazione degli Alleati in Italia, ma un racconto intimo in prima persona sull’esperienza di questo ragazzo che dell’Italia si innamorò fino a desiderare di esservi nato. Più volte si sottolinea come il sogno sia stato spazzato via dalla realtà: si da largo spazio al tema della prostituzione a cui le donne, dall’aspetto di brave massaia, erano costrette per portare a casa un po’ di cibo; quelle stesse ragazze speravano che gli uomini che le pagavano le sposassero, causando tensione e insofferenza nei napoletani, che vedevano il loro lungo corteggiamento battuto dalle alte paghe degli stranieri. Tante belle premesse e buona volontà per un film purtroppo altalenante, soprattutto in quelle parti di raccordo a colori che, nonostante la bella fotografia, spezzano l’atmosfera, invece perfettamente resa e sostenuta dalla voce narrante del magnifico Benedict Cumberbatch; la versione italiana sarà narrata da Adriano Giannini, ma senza nulla togliere, il consiglio è assolutamente di vederlo in lingua originale.

 

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