IL GLADIATORE: IL CAPOLAVORO DI RIDLEY SCOTT, LA CONSACRAZIONE DI RUSSELL CROWE
Il Gladiatore, il kolossal che segna il rilancio della carriera del poliedrico regista Ridley Scott esce nel 2000 ed è subito un grande successo di pubblico e incassi, successo avvalorato poi da diversi premi Oscar: il bottino definitivo è di 12 nomination e 5 premi conquistati tra cui miglior film e miglior attore protagonista per Russell Crowe, il quale riceve la sua definitiva consacrazione.
Il film si apre al tempo delle guerre marcomanniche, quando sta per avere luogo la decisiva battaglia di Vindobona. Il generale Massimo Decimo Meridio (Crowe) è il comandante delle legioni romane a cui l’imperatore Marco Aurelio (Richard Harris) ha affidato il compito di sgominare le ultime tribù di barbari che si oppongono al dominio romano.
Massimo è il pupillo dell’imperatore e quest’ultimo, dopo la vittoria riportata, vorrebbe nominare lui e non suo figlio Commodo (Joaquin Phoenix) come suo legittimo successore. Venuto a sapere della decisione, Commodo uccide suo padre Marco Aurelio e ordina di assassinare Massimo e tutta la sua famiglia. Massimo riesce a scampare all’esecuzione ma arrivato a casa si accorge che è troppo tardi: la sua famiglia è stata sterminata e la sua casa distrutta. Ferito, si abbandona al dolore e sviene venendo raccolto da una carovana di mercanti di schiavi che lo portano in una provincia romana del Nord Africa.
Qui viene acquistato dall’organizzatore di eventi gladiatori Proximo (Oliver Reed), ex gladiatore poi liberato proprio da Marco Aurelio per i suoi meriti nell’arena. Combattimento dopo combattimento Massimo acquista una grande fama e insieme agli altri gladiatori di Proximo viene chiamato a combattere a Roma, nel Colosseo.
Dopo varie vicissitudini e con l’aiuto dei compagni di arena Juba e Hagen (Ralf Moeller), del senatore Gracco (Derek Jacobi) e dell’amata Augusta Lucilla (Connie Nielsen), sorella di Commodo, Massimo riesce ad avere la sua vendetta proprio sulla ghiaia del Colosseo in un faccia a faccia finale con l’imperatore. Il film si chiude con la morte del generale per le ferite riportate durante il duello e con la restaurazione della Repubblica, l’ultimo desiderio di Marco Aurelio, affidata al Senato e ad Augusta Lucilla.
Il Gladiatore è un film registicamente ben fatto che inserisce una storia dalla trama semplice ma efficace in un contesto, quello dell’impero romano, molto sfruttato nel corso dei decenni nella Settima Arte, riuscendo a distinguersi e ad affermarsi senza dubbio come uno dei film più ricordati riguardanti questo periodo storico.
Gli effetti speciali e l’utilizzo del digitale raggiungono picchi di elevata qualità se pensiamo che l’intera città di Roma del I sec. d.C. è stata ricostruita con l’utilizzo della grafica computerizzata e che addirittura, a causa della prematura scomparsa di Oliver Reed, le scene mancanti con lui presenti sono state girate grazie a tecniche digitali, impiegando opportunamente scene tagliate. Il film sicuramente è uno di quelli che ha dato i maggiori contributi nel passaggio a questa nuova era del cinema che vede proprio in quegli anni, grazie a diversi capolavori, la sua consacrazione.
Da segnalare anche l’ottima colonna sonora del celebre e pluripremiato compositore Hans Zimmer, già esperto e riconosciuto al tempo delle riprese: nella memoria rimane sicuramente impressa la canzone che accompagna il finale, Now We Are Free, canto funebre creato dallo stesso Zimmer unendo parti di altri suoi componimenti.
La pellicola presenta diversi bloopers, in particolare dal punto di vista della ricostruzione storica tra questi possiamo citarne i più rilevanti o comunque quelli rimasti più impressi come ad esempio la ricostruzione di Roma che riporta una topografia sbagliata e con la presenza di alcuni momenti (vedi la cupola di San Pietro) non esistenti ai tempi dell’impero romano.
Altri di particolare rilievo sono:
– la morte di Marco Aurelio avvenne a causa di un’epidemia di peste portate dalle legioni di ritorno dalla campagna contro i Parti in Oriente;
– non c’è mai stato un periodo di ritorno alla Repubblica negli anni dell’Impero, peraltro il principato di Commodo durò circa 12 anni, un periodo molto più lungo di quello narrato dal film, e nonostante all’imperatore piacesse combattere nell’arena insieme agli altri gladiatori egli non morì al Colosseo ma durante una congiura di palazzo per mano del suo allenatore Narcisso;
– i combattimenti dei gladiatori contro animali feroci (come le tigri del film) erano spettacoli speciali, a cui prendevano parte gladiatori specifici detti venatores.
Alle numerose inesattezze citate fa da contraltare l’eccelsa ricostruzione della battaglia, in cui vengono raccontate in maniera corretta e accurata le tattiche belliche dell’organizzatissimo esercito romano (nonostante qualche pecca come le staffe per i cavalli, invenzione medievale, o l’utilizzo di bombe incendiarie per le catapulte). Su quest’ultimo punto una curiosità: le riprese dell’intera battaglia si svolsero in Gran Bretagna e Ridley Scott ottenne il permesso dalle autorità inglesi all’utilizzo del fuoco e di incendi perché l’area prescelta era stata decretata da disboscare.
In conclusione Il Gladiatore è certamente uno dei kolossal storici maggiormente rappresentativi nella storia del genere; genere con cui Ridley Scott si cimenterà di nuovo con successo qualche anno dopo con Le Crociate. E rimane probabilmente il film storico più scolpito nella memoria delle generazioni di cinefili degli anni ’90 e 2000.