Billy Lynn – Un giorno da eroe: recensione

BILLY LYNN ATTACCA QUELL’AMERICA MEDIATICA CHE PRODUCE “EROI” PER I SUOI CITTADINI/SPETTATORI

Billy LynnGENERE: guerra, drammatico

DURATA: 113 minuti

USCITA IN SALA: 2 febbario 2017

VOTO: 3 su 5

Billy Lynn è il nome di un giovane soldato americano (Joe Alwyn), un eroe per i media e per i cittadini americani. Billy Lynn è considerato un eroe per esser corso in aiuto del suo superiore Shroom (Vin Diesel) ed aver combattuto corpo a corpo con l’avversario uscendone vincente. Il regista Ang Lee si sofferma sulla figura dell’eroe, contrapponendo il punto di vista mediatico ed esterno rappresentato dai media, da un pubblico fanatico, e più in generale dallo Stato americano, a un altro sguardo che è quello privato, umano e soggettivo incarnato da Billy.

Un esempio è il momento della conferenza stampa in cui i giornalisti chiedono ai giovani reduci di guerra di raccontare la loro esperienza formulando domande dirette e insensibili. Il giovane Billy Lynn, soldato tanto esperto di guerra quanto ragazzo inesperto in amore, risponde in modo un po’ imbarazzato dichiarando che ha fatto solo ciò che doveva fare senza esser troppo fiero di aver ucciso un uomo a mani nude. La pellicola di Ang Lee ha il suo punto forte in un montaggio alternato che svela pian piano com’è effettivamente andato l’episodio che ha reso Billy un eroe. La guerra è un grande flashback, narrato in modo non lineare, spezzettato dai ricordi, dalle visioni e dai pensieri del protagonista. Presente e passato si intersecano e convivono nella pellicola come nella mente scossa e traumatizzata di Billy.

Ang Lee pone dunque diversi retorici interrogativi per costruire una critica verso l’estenuante patriottismo americano dove, tra le altre cose, infila anche il cinema di guerra biasimandolo di narrare imprese valorose di eroi invincibili. Non che sia sempre così, basti pensare a Full Metal Jacket o al più recente Fury, ma l’elenco non si fermerebbe qui. Più valida e calzante risulta invece la critica a quell’America politico-mediatica che vede sullo stesso palco, nel giorno del Ringraziamento, le Destiny’s Child esibirsi insieme agli “eroi” americani, in uno spettacolo all’apice del trash.

Con Billy Lynn, Ang Lee pone l’accento su quell’America fragile (rappresentata qui da Billy) e questo è un tema consumato dalle pellicole (si pensi anche al recente Sully di Clint Eastwood). Ciò che risulta lievemente più interessante, nonostante sia sempre di stampo americanocentrico, è la critica all’insensibile ed egoistico universo politico-mediatico che cerca solamente di produrre eroi (e inserirli in spettacoli spumeggianti) per la gloria della Patria e dei suoi fanatici cittadini/spettatori.