COLIN FIRTH RICEVE UNA PIOGGIA DI PREMI PER LA SUA PERFORMANCE IN IL DISCORSO DEL RE DI TOM HOPPER
Il Discorso del Re del regista Tom Hopper racconta la drammatica storia di Re Giorgio VI, padre dell’attuale regina Elisabetta, che in seguito all’abdicazione del fratello fu costretto, suo malgrado, a prendere in mano le redini del suo regno. Questo problematico personaggio è stato magistralmente interpretato dall’attore inglese Colin Firth, che ha messo tutto se stesso per riuscire a dare un ritratto convincente del sovrano.
La vicenda inizia nel 1925 quando il principe Albert, duca di York – e futuro sovrano – è obbligato a tenere il discorso di chiusura allo stadio di Wembley, a Londra. A causa della sua debilitante balbuzie, l’uomo non riesce a portare a termine il suo compito, mettendo tutti in grande imbarazzo. Egli decide così di consultare vari specialisti, ma nessuna cura sembra efficace su di lui, tanto da arrivare a rinunciare a tenere futuri discorsi in pubblico.
Tuttavia, sua moglie (Helena Bonham Carter) non sembra disposta ad arrendersi e si presenta sotto falso nome nello studio di un terapista anti-convenzionale, Lionel Logue (Geoffrey Rush). Pur controvoglia, il principe Albert acconsente a incontrarlo, ma rimane spiazzato dai suoi modi diretti. Lionel, infatti, esige di poterlo chiamare Bertie, un nomignolo usato soltanto dei membri della sua famiglia e questo è sufficiente a fargli desiderare di andarsene.
Ma il terapista è altrettanto testardo e lo sfida a leggere ad alta voce il celebre monologo “Essere o non essere” tratto dall’Amleto di Shakespeare, mentre indossa delle cuffie per ascoltare il concerto per clarinetto KV di Mozart. Il Principe però non smette di sentirsi ridicolo e, dopo aver restituito tutto a Lionel, lo ringrazia per il suo tentativo e se ne va, seguito dalla moglie.
Quando una sera, spinto dalla curiosità, decide di ascoltare il disco con l’incisione della sua proclamazione, datogli da Lionel, l’uomo resta sorpreso nel non udire alcun balbettio e decide di mettere anima e corpo nella terapia. Tramite vari esercizi per la voce, scioglilingua, canzoni e qualche confidenza, assistiamo ai grandi progressi del Principe, che vengono meno ogni volta in cui si ritrova costretto a parlare con il padre o con il fratello, il principe del Galles (Guy Pearce).
Dopo la morte di Re Giorgio V, sarà proprio quest’ultimo a succedergli alla guida del Paese, ma il suo comportamento non esemplare e l’amore per una donna due volte divorziata, lo spingeranno presto a rinunciare al privilegio del trono. Consapevole di non avere altra scelta se non quella di succedere a sua volta al fratello maggiore, il principe Albert accetta con rammarico quel peso, sapendo che d’ora in poi non potrà più sottrarsi agli impegni pubblici.
Mentre i preparativi per la cerimonia d’incoronazione procedono e la situazione politica con la Germania nazista diviene sempre più instabile, l’arcivescovo Cosmo Lang (Derek Jacobi) tenta con ogni mezzo – senza riuscirci – di mettere in crisi il rapporto di fiducia fra il futuro Re Giorgio VI e Lionel. Al momento della dichiarazione di guerra della Germania nel 1939, il nuovo sovrano è costretto a pronunciare un discorso alla nazione, che sarà trasmesso alla radio.
Nonostante l’iniziale nervosismo sarà ancora una volta la presenza incoraggiante dell’amico e l’affetto dei suoi cari ad aiutare il Re a portare a termine il suo compito, senza ripetere gli errori commessi in passato e suscitando nei suoi sudditi un forte impatto emotivo.
Vedendo il film è quasi impossibile immaginare un altro attore per interpretare Re Giorgio VI, ma era Colin Firth non era stato la prima scelta per questo ruolo, che era stato offerto a Paul Bettany, a Ralph Fiennes e anche a Robert Downey Jr. Tuttavia, grazie alla sua incredibile performance, l’attore inglese ha riscosso un consenso pressoché unanime, portando a casa un Oscar come migliore attore protagonista, un Golden Globe e persino un Bafta.