IL CIELO SOPRA BERLINO, CAPOLAVORO DI WENDERS PASSATO ALLA STORIA COME UNO DEI PIÙ FULGIDI ESEMPI DI CINEMA EUROPEO DEGLI ANNI ’80
Vale la pena realizzare qualsiasi film che abbia questo stesso spirito e che ci dia la speranza che le cose possono cambiare – Wim Wenders (parlando de Il cielo sopra Berlino)
Il Cielo sopra Berlino è un film del 1987, presentato a Cannes dove inoltre vinse la palma d’argento per la miglior regia. Il regista è Wim Wenders, esponente centrale del cosiddetto “Nuovo cinema tedesco”, già celebre in quegli anni in virtù della sua opera di metà anni ‘80 Paris Texas.
Ambientata nella Berlino ovest pre caduta del muro e quindi del comunismo, la pellicola ci racconta di due angeli, Cassiel (Otto Sander) e Damiel, che vagano per la città osservando gesti, azioni e ascoltando i pensieri dei berlinesi. L’evento centrale, il motore, del film sta nell’innamoramento di uno dei due angeli per una donna, che porterà l’angelo stanco di non potere interagire con gli uomini, a scegliere di abbandonare la sua esistenza spirituale per provare “la vita”.
L’oggetto dell’amore dell’angelo è Marion, una trapezista bellissima e sola. Il personaggio di Marion venne interpretato da Solveig Dommartin, compagna di Wim Wenders, che imparò espressamente per il film la tecnica acrobatica, girando ogni scena senza bisogno di controfigura.
Da citare sicuramente la meravigliosa fotografia di Hernri Alekan, che con il sapiente utilizzo del bianco e nero, ci mostra il mondo umano attraverso gli occhi degli angeli, utilizzando un filtro etereo, monocromatico (ottenuto con una calza di seta posta davanti la telecamera).
Rimasto alla storia come uno dei più fulgidi esempi di cinema europeo degli anni ’80, da molti considerato una vera e propria pietra miliare della storia del cinema , figura spesso nelle classifiche di film più belli di tutti i tempi.
Moderna favola che coniuga malinconia e tenerezza e recupera la memoria storica e visiva di Berlino, poema unanimista intessuto di storie individuali, appassionato inno alla terrestrità. – Morando Morandini