IL CATTIVO TENENTE DI ABEL FERRARA, STORIA DI UNA CADUTA, DI UNA VITA DISTRUTTA E BUTTATA, DI UN UOMO IRRECUPERABILE E DELLA SUA ULTIMA MISSIONE
“I vampiri sono fortunati, si nutrono degli esseri che trovano. Noi invece divoriamo noi stessi, dobbiamo mangiare le nostre gambe per trovare la forza di camminare, dobbiamo arrivare per potere andar via, dobbiamo succhiarci fino in fondo, dobbiamo divorarci da soli finché non ci resta nient’altro che la fame. Noi diamo, diamo, e diamo come pazzi. Non credo che tutto questo abbia senso: non significa niente”.
New York, anni ’90, un tenente della polizia, magistralmente interpretato da Harvey Keitel, conduce una vita apparentemente tranquilla. Questo poliziotto irlandese e cattolico è in realtà corrotto e depravato, affogato da debiti che cerca di risolvere con scommesse clandestine sul baseball. Elemento centrale del film è lo stupro di una suora che sembra dare una scossa all’anima da credente che si cela nel profondo di questo violento e drogato poliziotto.
Il cattivo tenente di Abel Ferrara è la storia di una caduta, la storia di una vita distrutta e buttata, la storia di un uomo irrecuperabile e della sua “ultima missione”.
Il film si pone a metà tra il poliziesco e il noir ed è caratterizzato dalla rabbia e dall’iperrealismo della regia di Ferrara che si concretizza nell’immagine di una New York sporca e oscura, che la fotografia e la colonna sonora trasmettono per tutti i 94 minuti della sua durata.
Morandini lo definisce un film di “radicale sgradevolezza”, non intendendola come elemento negativo quanto invece come caratterizzante del film. Il cattivo tenente è una pellicola furiosa, visionaria, manierista, nel bene o nel male sicuramente difficile da dimenticare.
Infine due curiosità: sia Abel Ferrara che Harvey Keitel hanno successivamente ammesso di essersi drogati per la maggior parte del tempo passato sul set; in Italia esistono due versioni del film, una delle quali priva di alcune scene, tagliate per evitare che avesse difficoltà nella distribuzione.