The Bye Bye Man: Recensione

UN HORROR SOVRANNATURALE CHE ATTINGE AI CLASSICI DEL GENERE, NON RIUSCENDO A CREARE LA GIUSTA SUSPENSE

locandina the bye bye manGENERE: horror, sovrannaturale

DURATA: 96′

USCITA IN SALA: 19 aprile 2017

VOTO: 2,5 su 5

“Non pensarlo, non dirlo” è l’inquietante invito con cui si apre The Bye Bye Man, nuovo horror firmato da Stacy Title, già regista de Il diavolo dentro e Una cena quasi perfetta. Ci troviamo a Madison, Wisconsin, nell’ottobre 1969. Il giornalista Larry Redmon compie una vera e propria carneficina, uccidendo, senza apparente motivo, otto persone del suo vicinato a colpi di fucile. Decenni dopo,  tre studenti, Elliot (Douglas Smith), la sua ragazza Sasha (Cressida Bonas) e il loro migliore amico John (Lucien Laviscount) comprano la casa dell’uomo. Una sera, Elliott trova un foglio sul suo comodino con le parole esatte pronunciate da Larry prima di compiere quei delitti, firmate da The Bye Bye Man. Nel corso di una seduta spiritica, il ragazzo accidentalmente pronuncia il suo nome. Da quel momento, l’orrenda figura nera inizia a tormentare le loro vite, portandoli a distruggere la loro amicizia.

Ci sono molte influenze nel nuovo horror di Title, che vanno dal classico sottile riferimento a Nightmare (l’irruzione nel sogno che scatena le paure che poi si manifestano nella realtà) ad Amytiville HorrorShining (la perdita del senso della realtà che esplode nella violenza, guidata da una presenza sovrannaturale) fino al sorprendente It Follows (la costante tensione dell’essere osservati e seguiti da qualcuno o qualcosa), pellicola di qualche anno fa che ha dato un nuovo significato al genere. Ispirato a una storia vera, The Bye Bye Man rimescola le carte creando un horror con una buona storia di base, ma che non riesce a decollare per tre quarti di film. Ed è un peccato, perché la scena d’apertura richiama alla pura follia e allo splatter estremo, ma pecca nel fornire allo spettatore un motivo in più per continuare la visione.

A questo si aggiunge il cast, carico di cliché e privo di pathos, con un cameo imbarazzante di Faye Dunaway, così come quello dell’ex eroina di Matrix, Carrie-Anne Moss. Ciò che manca è la giusta suspense e il coraggio di proporre qualcosa di diverso, sopratutto sapendo che The Bye Bye Man è ispirato a una storia vera diventata leggenda metropolitana negli Stati Uniti. La sensazione è che Stacy Field abbia messo molta carne sul fuoco, condendola con tutti gli elementi necessari, ma non portando a termine la sua cottura.

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Linguista, aspirante giornalista, amante del cinema, malata di serie tv, in particolare dei crime polizieschi.