Una doppia verità: recensione

KEANU REEVES E RENÉE ZELLWEGER PROTAGONISTI DI UN LEGAL DRAMA CHE NON CONVINCE FINO IN FONDO

Una_doppia_verità_locandinaGENERE: drammatico
DURATA: 93 minuti
USCITA IN SALA: 15 giugno 2017
VOTO: 3 su 5

L’avvocato Richard Ramsay è alle prese con un caso particolarmente difficile perché dall’esito apparentemente già scritto: quello che lo vede difendere il diciassettenne Mike Lassiter dall’accusa di aver ucciso il proprio padre, Boone, avvocato anche lui e grande amico di Richard. Il compito è notevolmente complicato per due motivi: il primo è che Mike ha ammesso la propria colpevolezza al momento del ritrovamento del corpo, di fronte alla polizia; il secondo è che, da allora, il giovane si è chiuso in un assoluto mutismo, infrangibile persino da sua madre Loretta e dal suo avvocato, costretto così a vere e proprie improvvisazioni in aula per portare la giuria dalla parte del ragazzo. Neanche il contributo della giovane avvocatessa Janelle sembra riuscire a dare una svolta positiva a questa situazione, fino a quando Mike decide improvvisamente di sedersi al banco dei testimoni, rivelando la propria verità, inattesa per tutti.

Dopo otto anni dal suo debutto alla regia con Frozen River – Fiume di ghiaccio, Courtney Hunt firma il legal drama Una doppia verità (The Whole Truth). Sorretto da un ottimo cast, composto da Keanu Reeves, Renée Zellweger, Gugu Mbatha-Raw, Gabriel Basso e Jim Belushi, il film, come è solito in pellicole del genere, basa la sua forza narrativa nella ricostruzione a ritroso, tramite i numerosi flahback che permettono allo spettatore di mettere in ordine i pezzi del puzzle mano a mano che vengono mostrati sullo schermo. Certo è che non serve essere appassionati di gialli, thriller o polizieschi per rendersi conto della labilità della versione inizialmente espressa, destinata irrimediabilmente a essere infranta sul finale. Finale che si rivela deludente non tanto per il contenuto in esso narrato, quanto per la rapidità con cui si è voluto raggiungerlo.

La Hunt, infatti, mostra da subito di avere ben chiaro il percorso che vuole far intraprendere ai propri personaggi, e tale chiarezza non può sfuggire allo spettatore: complice la voce over di Richard, che accompagna le immagini con la sua narrazione, il quadro viene meticolosamente dipinto alla luce del sole, quasi non cercando neanche di mimetizzare evoluzioni e sviluppi che solitamente sono elargiti con più parsimonia in pellicole di medesimo genere. Ma non è questo a fare di Una doppia verità un’opera non del tutto riuscita.

Se la regista ha deciso infatti di non voler nascondere il futuro capovolgimento della situazione iniziale, perché allora non dare maggiore spazio ai personaggi e alle loro storie, perché non approfondire la loro psicologia e le loro caratteristiche, se non anche i loro legami (ovviamente lì dove possibile)? Quello che serviva, forse, era prendersi più tempo, giocare di più con il materiale a propria disposizione: in questo modo, la delusione per la risoluzione finale – e la sua scontatezza – sarebbe passata in secondo piano.

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