UNA GUERRA LUNGA VENT’ANNI RACCONTATA ATTRAVERSO QUATTRO DIVERSI PUNTI DI VISTA: THIS IS CONGO DA VOCE A UN PAESE CHE PER TROPPO TEMPO ABBIAMO IGNORATO
GENERE: documentario
DURATA: 93 minuti
USCITA IN SALA: n.d.
VOTO: 3 su 5
“Crescere in Congo, col volere di Dio, è crescere in paradiso. Ma l’esistenza degli uomini è miserabile a causa di quelle guerre che in quelle terre vanno avanti da più di 20 anni”. Più o meno sono queste le parole che aprono il documentario This is Congo, presentato fuori concorso a Venezia 74.
A pronunciarle, un uomo che cammina da un villaggio e si dirige verso montagne verdeggianti che con le loro cime sfiorano un cielo grigio. E non manca molto per vedere le prime armi, i primi soldati, e sentire il primo sparo che rompe le file di persone in fuga, che si accasciano al suolo cercando di proteggere i propri figli e quel poco che portano con loro.
Primi piani di bambini che a pochi anni già sanno cosa è la violenza, essere senza casa e con un futuro incerto, ma anche un vulcano in eruzione, metafora di una stabilità che non c’è, di una normalità che si interrompe quando meno ce lo si aspetta. Ma simbolo, anche, di una natura che ha tanto da offrire imponente e dominante.
Il Congo, il cuore dell’Africa nera, è il secondo Stato africano per grandezza, e vanta catene montuose, boschi, foreste, ma soprattutto tante ricchezze nel sottosuolo.
Zinco, diamanti, oro e molti altri: sono i bambini di una classe elementare a elencare durante una lezione la grande varietà mineraria del Congo, che apre ad un’analisi su quelle che sono le cause di una guerra che va avanti da due decenni, tra cui appunto l’appropriazione di questi minerali, che apre la strada anche al contrabbando, in quanto vietata la vendita al di fuori dei confini del Paese.
This is Congo è un documentario del fotogiornalista americano Daniel McCabe, dalla gestazione quasi decennale. Il film è raccontato attraverso quattro diversi punti di vista: quello di un informatore in incognito, che vediamo in controluce e talvolta riconosciamo attraverso dei dettagli del suo abbigliamento, di una trafficante di pietre preziose, di un comandante dell’esercito che difende la patria e di un sarto sfollato che custodisce gelosamente la sua macchina da cucire.
Un film girato in modo estremamente semplice, in cui si riconosce la mano di un professionista del giornalismo che sa focalizzarsi su temi e aspetti della questione con accuratezza, e che utilizza talvolta materiali d’archivio per poter correttamente affrontare la storia del Paese (senza dimenticare gli Hutu e i Tutsi), e al tempo stesso riesce a sfruttare il momento, riprendo in diretta gli scontri.
Tra elezioni cancellate in un contesto politico che odora di dittatura, vite vendute per qualche decina di migliaia di dollari, contrabbando, futuro distrutto e morte, di questa guerra, noi, ci siamo interessati fin troppo poco, ma ora dobbiamo aprire gli occhi su un Paese che per troppo tempo abbiamo ignorato. E This is Congo ce lo mette davanti agli occhi in modo sincero e schietto, potente e doloroso.