I, TONYA, UN BIOPIC HEAVY METAL SULLA PATTINATRICE TONYA HARDING CON UNA FAVOLOSA MARGOT ROBBIE
GENERE: drammatico, biografico, sportivo
DURATA: 119′
VOTO: 4,5 su 5
Tonya Harding (Margot Robbie) fu la prima atleta america ad eccellere ai campionati nazionali statunitensi, dove eseguì il suo primo triplo axel. Ma dietro i successi sportivi si nasconde una vita personale difficile, dal rapporto con la madre opprimente LaVona (Allison Janney) e il travagliato matrimonio con Jeff Gillooly (Sebastian Stan). Nel 1994 il mondo del pattinaggio su ghiaccio venne sconvolto dal brutale attacco ai danni della promessa del pattinaggio Nancy Kerrigan (Caitlin Carver), sua rivale. L’atleta venne colpita alla gambe da uno sconosciuto, che la costrinse a ritirarsi dai campionati nazionali.
Il biopic su Tonya Harding grida già all’Oscar: I, Tonya è un film coinvolgente, passionale, irriverente e senza peli sulla lingua. Margot Robbie è perfettamente in asse nel ruolo di una figura sportiva controversa, volgare e sfrontata, ma sopra a lei si erge Allison Janney nel ruolo dell’oppressiva e violenta madre della pattinatrice. Per l’attrice della serie tv Mom si tratta di una parte costruita a pennello per lei: insensibile, irreprensibile e a volte fastidiosa, LaVona sarà una presenza costante nella vita professionale e personale di Tonya, tanto che la costringerà a compiere scelte sbagliate perché spinta a dare sempre il meglio. Da qui il rapporto di amore/odio con Jeff (interpretato da un Sebastian Stan ‘cattivo’ e bene in parte), il fidanzato e successivamente marito che in tutti i modi tenta di conquistare il cuore inarrivabile di Tonya, arrivando perfino a orchestrare le minacce a Nancy Kerrigan – che poi sfoceranno in tragedia.
Utilizzando un linguaggio spregiudicato e ironico, I, Tonya si presenta come una sorta di documentario in cui i protagonisti raccontano la loro versione dei fatti. Per avere un maggior rapporto con il pubblico, Margot Robbie infrange la quarta parete e si trova a comunicare con gli spettatori – gli stessi che Tonya incolperà per averla dapprima amata, poi odiata e infine trasformata in una barzelletta “abusando” di lei. I, Tonya ripercorre le tappe fondamentali della pattinatrice, mettendo in scena la passione della protagonista per lo sport; la rivalità con Nancy passa quasi in secondo piano, per concentrarsi piuttosto sulla complessa personalità della Harding.
La pellicola non intende prendere le parti di nessuno, né considerare la pattinatrice una santa; piuttosto ne prende le distanze e mostra come ognuno ricordi l’incidente di Nancy in modo diverso. La storia che Craig Gillespie intende raccontare è quella di una donna che per tutta la sua vita ha desiderato solamente essere amata: che sia da sua madre, da suo marito o dai suoi fan, Tonya Harding cercava l’affetto e l’amore al di là dello sport . Ironicamente, come citerà nel film, quell’amore che riceve sarà la sua maledizione, perché più tenterà di apparire perfetta, secondo quell’ideologia americana che da sempre premia le personalità ‘sane’ in grado di rappresentare il Paese all’estero, e più il suo mondo crollerà.