SUBURRA – LA SERIE È ORA DISPONIBILE SU NETFLIX! LA NOSTRA RECENSIONE DEL PILOT DELLA SERIE TV DI MICHELE PLACIDO.
Dal 6 ottobre 2017 è disponibile su Netflix Suburra – La serie di Michele Placido e Andrea Molaioli, adattamento televisivo dell’omonimo romanzo di Giancarlo De Cataldo e Carlo Bonini, del quale nel 2015 è uscito il film Suburra diretto da Stefano Sollima.
Una storia di corruzione, di ideali persi e mai ritrovati, di droga, alcol, di potere. Una storia che riguarda le più alte cariche dello Stato, tra cui politici, ma anche preti e organizzazioni criminali. Questo è Suburra – La serie, che vede tra i suoi protagonisti Francesco Acquaroli, Alessandro Borghi, Adamo Dionisi, Giacomo Ferrara, Claudia Gerini, Filippo Nigro ed Eduardo Valdarnini.
È bene fare una netta distinzione tra la pellicola di Sollima e la serie tv diretta da Michele Placido: se il film si apre – o quasi – con il politico interpretato da Pierfrancesco Favino impegnato in una notte di passione con due prostitute, la produzione televisiva inizia con il mostrare un uomo – all’inizio è facile pensare sia il politico di turno -, che si destreggia molto bene tra droga e donne.
Se state pensando “allora cosa cambia?”, in realtà è tutto diverso. Innanzi tutto precisiamo che l’uomo in questione lavora in un ramo molto differente da quello politico, un ramo che – nonostante i tempi – suscita maggiore scalpore quando legato ad azioni criminali o comunque poco consone alla carica del personaggio. C’è anche da dire che in questo caso il finale della scena, seppur tragico, non ha nulla a che vedere con il film del 2015.
Ma l’elemento che rende al meglio la differenza tra i due progetti è senza dubbio la tecnica adottata. Se nella pellicola la storia mantiene una certa linearità per tutta la sua durata, in Suburra – La serie si parte dalla scena finale del pilot per poi tornare indietro e spiegare cosa è accaduto nelle ore precedenti al fatto. Questo ci permette non solo di capire chi sia il primo personaggio coinvolto, ma anche di scoprire come le vite di determinate figure si siano incontrate e quali siano i legami che intercorrono tra loro e le rispettive famiglie.
Per quanto riguarda la sceneggiatura, possiamo dire che mantiene una certa familiarità con i toni adottati nella pellicola di Stefano Sollima, seppur con qualche dialogo più accattivante, anche se qui ricordiamo ad essere preso in esame è solo il pilot della serie tv. A colpire sono le battute dirette e incisive, talvolta verbalmente crude e violente.
Il linguaggio utilizzato è spesso “terra a terra”, ma non mancano dialoghi più curati. Certo, il ritmo altalenante smorza un po’ la tensioe che invece emerge negli ultimi 8 minuti di Suburra – La serie, quando viene ripresa la scena iniziale e tutto diventa ancora più chiaro.
E adesso? In realtà è facile comprendere cosa accadrà nell’episodio successivo. Questo perché durante il pilot vengono svelati tutti i possibili collegamenti tra i diversi personaggi, lasciando però alcune storie ancora in forse. Quasi tutte le figure presenti sono caratterizzate nei minimi dettagli: nel modo di fare, di relazionarsi con gli altri, di pensare.
Alcune di esse, però, rimangono nell’anonimato o comunque non vengono approfondite nel pilot, come il Samurai interpretato da Claudio Amendola nella pellicola di Sollima. Ogni attore è credibile e rende il suo personaggio vero, naturale, talvolta sopra le righe, così come vuole il contesto e la sceneggiatura.
Per inciso, anche gli ambienti, la violenza mostrata in alcune scene, il modo di mantenere il potere sul proprio territorio, il gergo utilizzato e alcune dinamiche ricordano Suburra di Stefano Sollima. D’altronde, essendo tratti entrambi dallo stesso romanzo, non ci si poteva aspettare altrimenti. Ma siamo sicuri sia un male?
Ad incidere in modo particolare sono anche la graffiante colonna sonora, perfetta per la realtà raccontata. Una realtà che tutti conosciamo e di cui siamo consapevoli. Una realtà che ci riguarda da vicino, ma che è meglio tenere a distanza di sicurezza; e la fotografia fatta prevalentemente di tonalità cupe e fredde, che danno maggiore naturalezza alle scene di forte impatto visivo ed emotivo.
Il nostro consiglio, infine, è di fare particolare attenzione ad alcuni dettagli e dialoghi (è facile perdersi a volte) perché spesso ci permettono di riflettere su svariati temi. Ad esempio, su quanto in fondo le persone possano essere così simili tra loro e sul fatto che, nonostante ognuno abbia i propri ideali, è semplice lasciarsi condizionare dalla possibilità di ottenere il potere e dimenticarsi di tutto ciò per cui si è lottato sino a quel momento.