IN THOR RAGNAROK IL SUPEREROE MARVEL DIVENTA PIU’ FRIVOLO IN UN’AVVENTURA NON ALL’ALTEZZA DEI PRECEDENTI
GENERE: avventura, fantastico, fantascienza
DURATA: 130′
USCITA IN SALA: 25 ottobre 2017
VOTO: 3 su 5
Thor Ragnarok riparte qualche tempo dopo la fine degli eventi di Avengers: Age of Ultron. Thor (Chris Hemsworth) si ritrova imprigionato sul pianeta Sakaar senza il suo martello. Costretto a combattere in un’arena contro Hulk (Mark Ruffalo), suo amico e alleato negli Avengers, Thor deve riuscire a tornare in tempo ad Asgard al fine di fermare la pericolosa Hela (Cate Blanchett) e impedire il Ragnarok.
Il Gladiatore e Re Lear si incontrano nello sfondo dell’universo cinematografico di Thor. Taika Waititi, regista e attore comico, prende le redini di Thor Ragnarok, terzo capitolo cinematografico dedicato al supereroe Marvel di Asgard. L’inizio insolitamente spensierato, con il protagonista che irrompe nella quarta parete fanno presagire che la pellicola assumerà un tono più leggero e scanzonato rispetto ai precedenti. Del resto, con uno come Waititi dietro la macchina da presa ci si aspetta un ritmo che verte più sul comico che sull’avventuristico. Non che i cinecomic andrebbero presi sul serio, ma quantomeno non si vuole trovare davanti un Thor che ironizzi su se stesso e si prenda in giro, perché è esattamente quello che fa il personaggio di Chris Hemsworth.
Il mondo di Sakaar ci viene presentato come una sorta di Paradiso/centro benessere, dove il sovrano Gran Maestro (un Jeff Goldblum forse non sfruttato al massimo delle sue capacità) organizza dei concorsi tra creature contro il suo campione di casa – Hulk (un Mark Ruffalo che gioca sul suo personaggio e ci prende gusto nel farlo). Invece Cate Blanchett impiega un po’ per entrare nei panni della perfida Hela, dea della morte e arma di Odino, che per secoli ha celato la sua esistenza, ma una volta mostrata in tutta la sua grazia, trova finalmente il suo posto ergendosi tra “i comuni mortali”. Mark Ruffalo torna a interpretare Hulk, qui presentato sotto forma ‘bambina’; come ci viene spiegato, Bruce Banner ha passato ben due anni nella forma del mostro verde, e adesso comunica e si atteggia come un bambino di sei anni. Tessa Thompson entra subito nello spirito del suo personaggio, la guerriera Valkyrie, e si contrappone all’eterea scienziata Jane Foster interpretata da Natalie Portman, mostrando un solido background. Tom Hiddleston resta costante nella rappresentazione di Loki, e non delude: ambiguo, affascinante e sempre in bilico tra ciò che è giusto e ciò che è sbagliato.
Quando si ha davanti un film che spinge sulla commedia, sfortunatamente le battute nella versione doppiata di Thor Ragnarok perdono di significato: ad esempio, i ‘Revengers’, nome con cui il protagonista etichetta la sua squadra, diventano anonimi per chi non famigliarizza con l’inglese (revenge, vendetta, + Avengers). Thor non ha mai realmente sfondato come personaggio sui fumetti, e forse l’unico modo per reinventarsi potrebbe essere prendendo la strada intrapresa da Waititi, uno stile che può piacere oppure no.