Intervista a Fabio Gravina

UN FIGLIO A TUTTI I COSTI: TRA DE FILIPPO E MOLIERE, IL MAESTRO GRAVINA DEBUTTA AL CINEMA

fabio gravina un figlio a tutti i costiIronia, tragedia, esilarante umanità. La commedia della vita in tutte le sue rocambolesche sfaccettature, più reali del reale. L’autore, attore e regista Fabio Gravina dopo venticinque anni di inarrestabile carriera teatrale, che lo ha visto mettere in scena sin dal 1995 testi di giganteschi autori della tradizione napoletana quali De Filippo, Scarpetta, Curcio, Samy Fayad, fondare nel 1996 la Compagnia Teatrale Umoristica Quartaparete e, dopo aver diretto artisticamente alcuni teatri della capitale, nel 1998 l’apertura storica del Teatro Prati nel cuore dell’omonimo quartiere romano, dopo aver raggiunto record di presenze annue nel suo teatro, oggi trova il suo cinema “Paradiso”, e si scatena nella Settima Arte. Già a lavoro su un nuovo film, porta nelle sale dal primo marzo Un figlio a tutti i costi.

Opera prima prodotta da 35mm, girata tra maggio e giugno 2017 tra Lariano e Roma, trae spunto da una commedia teatrale rappresentata nel 2012. Il suo successo al Teatro Prati con più di 5mila spettatori in due mesi di repliche, ha convinto Gravina a crearne un adattamento per il cinema.

Il film affronta con l’inconfondibile stile di Gravina, il tema della procreazione e dei rapporti tra (futuri) genitori tra desideri, difficoltà, stereotipi e imprevisti.

“L’amore può fare molto ma non tutto” dice Gravina “e non è facile trattare un argomento così personale e delicato. La sfida nel raccontare questa storia è stata puntare sulla comicità, senza cedere mai alla volgarità”.
Accanto a Fabio Gravina, un cast frizzante e luminoso che vede nomi come Roberta Garzia, Ivano Marescotti, Paola Riolo, Gianni Ciardo, Angelo Di Gennaro, Beppe Convertini, Emanuela Tittocchia, Gino Cogliandro ‘Nduccio. Con la partecipazione di Stefano Masciarelli e con la partecipazione straordinaria di Maurizio Mattioli. Colonna sonora è di Gigi D’Alessio.

Come nasce Un figlio a tutti i costi?
Questa storia nasce per il teatro. Faccio teatro da 25 anni e rappresentando questa commedia per due anni consecutivi ho avuto molti riscontri dal pubblico che il tema fosse caldo, interessante, vivo di spunti reali. Poi ho anche riflettuto sul fatto che il teatro ha una sua vita in un esatto luogo e momento, ha una dimensione delimitata, mentre un film può arrivare a più persone, diffondendosi nel tempo in modo diverso e con un linguaggio diverso. Così ho scritto la sceneggiatura dello spettacolo, quindi l’ho vista e rivista tre, quattro volte. Un conto è rappresentare su un palco, un conto è realizzare una storia per immagini, la narrazione cambia, le storie si intersecano, si rendono “visibili” e partecipi della storia dei piani narrativi che con il teatro resterebbero invisibili, non esplicati. E la storia ha preso una nuova forma… Il vero e proprio spunto arriva dall’esperienza di un mio amico che a dopo il matrimonio, a quarant’anni, per poter avere un figlio si è letteralmente distrutto, doveva fare sesso almeno quattro volte al giorno, un fisico devastato… Una storia esilarante ma verissima… e dopo 25 anni dedicati al teatro volevo trasformarla per il cinema.

Come hai lavorato per la messa in scena filmica?
Dopo tanta esperienza con la messa in scena teatrale conosco il mondo degli attori, sapevo quello che volevo e come dirigere il cast. Mi sono circondato di persone capaci e di grande professionalità, è stato meraviglioso e sto già scrivendo una nuova sceneggiatura, “Un notte da escort”, sempre tra commedia e dramma. In tutta la mia vita e carriera ho sempre interpretato le storie al di là della finzione scenica, ho cercato l’empatia con il pubblico, l’immedesimazione realistica, nella commedia della vita, nello spirito di Moliere, lo stesso che respira nel mio teatro come adesso nel mio cinema…Non cerco una comicità passiva, tutto è dentro la storia, la narrazione, i personaggi, sono veri come ciò che raccontano. E questo rende la comicità spontanea e trascinante, senza bisogno di volgarità gratuite e di parolacce, forse è un primato in Italia…

Che cosa significa auto prodursi a cinema come a teatro?
Anche a teatro sono produttore di me stesso e sicuramente il cinema ha un altro tipo di gestione delle varie fasi, mi sono affidato ad un produttore esecutivo e ad una grande squadra. dopo anni di carriera teatrale ho costruito intorno una rete di persone che mi ha dato grandi possibilità per la realizzazione del film, che è stato un viaggio divertentissimo in cui si sono avvicendati episodi incredibili eppure tangibili, veri… Cose che non mi sarei mai aspettato dal cinema stesso… Ad esempio girando di notte in un cimitero, mai avrei pensato di trovare tanta “vita”… Un’energia bellissima… oppure durante uno dei camera car su una strada provinciale, durante il quale abbiamo fatto una coda dietro!… Beh il mio produttore esecutivo e il fonico erano per forza di cose chiusi nel bagagliaio e… quando sono sceso per fare una pausa, fare un tiro di sigaretta, sgranchirmi… li ho lasciati dentro… ma sono sopravvissuti!

– Sarah Panatta –

 

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