4 MARZO: LA NOTTE DEGLI OSCAR 2018 SI AVVICINA! AVETE PENSATO A CHI POTREBBE VINCERE LA STATUETTA COME MIGLIOR FILM STRANIERO?
Domenica 4 marzo sarà una lunga notte, e che notte. Ci saranno le maratone delle proiezioni dei risultati elettorali, che eviterò con grande attenzione di saltare anche in fase di zapping, e poi gli attesi, attesissimi (per i fanatici come me) Oscar 2018.
Quindi tacchi alti (tanto non cammino), un calice di rosso in mano, e via davanti alla tv, come se fossi lì, si intende.
Le nominations sono come al solito gustose per fare pronostici, ma mi vorrei concentrare sulla “sfida” aperta tra i cinque candidati all’Oscar come miglior film straniero. La lista dei nominati mi mette in crisi, duramente.
Una donna fantastica, Loveless, L’insulto, Corpo e anima, The Square. Cinque film che, hanno raccolto premi importanti nei tre più importanti festival internazionali del 2017: L’Insulto a Venezia (Coppa Volpi miglior attore a Kamel El Basha); The Square (Palma d’Oro) e Loveless (Premio della Giuria) a Cannes; Corpo e anima (Orso d’Oro) e Una donna fantastica (Miglior sceneggiatura) a Berlino.
Davvero l’imbarazzo della scelta. Passiamoli in rassegna:
L’Insulto (Ziad Doueiri, Libano). Un film necessario, profondo, con interpretazioni davvero da Oscar… inoltre un film con un valore politico importante, in cui una questione “privata” si trasforma in uno scontro tra culture e religioni diverse (i due protagonisti sono un profugo palestinese e un libanese militante della destra cristiana). Ziad Doueiri, il regista, è infatti impegnato ad indagare le origini dei conflitti.
Una donna fantastica (Sebastian Leilo, Cile – prodotto da Larrain), storia intensa che smaschera la grettezza di una società benpensante, e racconta la battaglia di Marina, donna famtastica che lotta per il diritto ad essere se stessa (la meravigliosa Daniela Vega).
Loveless (Andrey Zvyagintsev, Russia), storia intima e struggente, all’interno di un nucleo familiare in frantumi, in cui il dramma familiare diventa opera di denuncia sociale, tenendo lo spettatore in tensione per 128 minuti.
Corpo e anima (Ildiko’Enyedi, Ungheria) è una vera e propria esperienza. Passando dal macello rosso di sangue allo spazio onirico dei due protagonisti, porta lo spettatore in una dimensione emotiva intima e delicata, entrando nella spiritualità meno scontata e più romantica che un film possa raccontare.
The Square (Ruben Ostlund, Svezia) conferma il talento del regista (Forza Maggiore), che questa volta ci porta nell’equilibrata ed evoluta Svezia, tra arte contemporanea e respomsabilità sociale, lasciandoci con molte domande.
Quindi? Su chi “puntare”?
Il mio cuore batte per la regista ungherese Enyedi, donna capace di raccontare per immagini e silenzi l’universalità dell’amore e della difficoltà a viverlo pienamente.