ETERNO FEMMINILE E NOME DI DONNA, IN USCITA OGGI, NELLA GIORNATA INTERNAZIONALE DELLA DONNA
La cronaca, ogni giorno, ci sbatte crudelmente in faccia la verità: la parità tra generi, in famiglia come a lavoro, nonostante le battaglie durino da tempo, ancora non è pienamente raggiunta. La festa che ricorre oggi, 8 marzo, è stata istituita per ricordare i diritti e le conquiste sociali che le donne hanno raggiunto finora. Ma il rispetto per noi donne deve valere tutto l’anno, sia a casa che fuori.
Celebriamo la Giornata internazionale della donna con due proposte in uscita oggi in sala.
ETERNO FEMMINILE
Siamo nel Messico degli anni Sessanta: Rosario Castellanos (Karina Gidi), dall’essere un’introversa studentessa, diventa una delle principali protagoniste della letteratura messicana. Una donna fuori dal suo tempo, che grazie alla sua scrittura combatte l’insofferenza verso una società molto maschilista. Ciò fa di lei una figura chiave del movimento femminista latinoamericano, ma la sua tumultuosa storia d’amore con Ricardo Guerra (Daniel Giménez Cacho) mette in luce un lato fragile e nascosto. Sarà all’apice della sua carriera e nel momento migliore della sua relazione che Rosario darà il via a un dibattito che segnerà una svolta decisiva nella sua vita. La regista di Eterno femminile, Natalia Beristáin, si prefigge lo scopo di approfondire “l’universo donna” più dell’opera letteraria della Castellanos.
NOME DI DONNA
Nina (Cristiana Capotondi) si trasferisce da Milano in un piccolo paese della Lombardia, dove trova lavoro in una meravigliosa residenza per anziani. Un mondo quasi fiabesco. Dove però si cela un segreto scomodo e torbido. Nina sarà costretta a confrontarsi con le sue colleghe, italiane e straniere, per affrontare il direttore della struttura, Marco Maria Torri (Valerio Binasco), in un’avvincente e appassionata battaglia sul diritto di essere donna. Marco Tullio Giordana torna al cinema con Nome di donna, un film che parla delle molestie sul luogo di lavoro, tema balzato di recente agli onori della cronaca anche con l’eclatante caso Weinstein. Il regista non propone un film moralista, ma piuttosto un lavoro che indaga le conseguenze che spesso colpiscono le vittime che denunciano coraggiosamente le violenze, come l’ostilità, la solitudine, l’omertà.
PS: altri due consigli extra, sempre di film che trovate in sala
THE LODGERS – NON INFRANGERE LE REGOLE
La chiamano la casa più infestata d’Irlanda, o anche “la casa del diavolo”: la Loftus Hall, con la sua maestosa e imponente struttura, oggi è luogo di attrazione sia per i turisti che per i cacciatori di fantasmi. Si dice infatti che lo spirito di una giovane donna, morta suicida, dimori nella casa. The Lodgers – Non infrangere le regole si ispira in parte al folklore irlandese proponendo non solo una semplice storia di fantasmi, ma un racconto di ribellione ed evasione sociale. La narrazione lenta, attenta ai dettagli con la telecamera in grado di catturare l’essenza dei personaggi attraverso gesti e sguardi, consente di esplorare pian piano il dramma di Rachel ed Edward. Niente jump scares eccessivi, né immagini disturbanti.
Un gruppo di amici, colleghi, con lo stessa idea e la voglia di rivoluzionare la cinematografia del proprio Paese; un gruppo di persone con medesime idee culturali e politiche, tutti con l’interesse di portare il cinema brasiliano a contatto con la realtà del Brasile stesso. Questa convinzione è stata alla base della nascita di un movimento conosciuto come Cinema Novo e nato in Brasile negli anni Sessanta. A raccontare il Cinema Novo è oggi il regista Eryk Rocha, brasiliano classe ’78, figlio dei cineasti Paula Galtan e Glauber Rocha, quest’ultimo uno dei padri fondatori del movimento che dà il titolo al film e che naturalmente compare nel materiale selezionato e montato. Una spinta non unicamente creativa, ma soprattutto rivoluzionaria stava alla base di questa cinematografia, l’impegno nell’interrogare quella società e la “consapevolezza collettiva che i problemi umani non fossero individuali ma una parte di uno specifico periodo della storia, la consapevolezza che il Brasile facesse parte del Terzo Mondo”.