Molly’s game: recensione

JESSICA CHASTAIN NEI PANNI DI MOLLY BLOOM: UNA DONNA EMANCIPATA SEMPRE IN GRADO DI RISORGERE DALLE PROPRIE CENERI

molly s game posterGENERE: biografico

DURATA: 140 minuti

USCITA IN SALA: 19 aprile 2018

VOTO: 4 su 5

Molly Bloom, ex sciatrice salita alla ribalta qualche anno fa per aver organizzato uno dei più grandi giri di poker clandestino di sempre (a cui presero parte numerose star di Hollywood) è la protagonista di Molly’s game, film ispirato direttamente alla sua autobiografia (Molly’s Game: From Hollywood’s Elite to Wall Street’s Billionaire Boys Club, My High-Stakes Adventure in the World of Underground Poker). Interpretata da Jessica Chastain, Molly viene arrestata dall’FBI per un coinvolgimento della mafia russa al suo tavolo da gioco di cui non era a conoscenza e da cui deve difendersi con l’aiuto del suo avvocato (Idris Elba).

“Il successo è passare da un fallimento all’altro senza perdere l’entusiasmo”, diceva Winston Churchill. Molly è come se facesse proprio questo detto, riuscendo a rialzarsi sempre. Dimostra di essere una donna determinata ed emancipata, capace di reinventarsi. Da ex sciatrice di fama mondiale, dopo l’incidente alle Olimpiadi e l’infortunio, decide di rimandare gli studi in giurisprudenza per trasferirsi a Los Angeles, dove inizia a lavorare come cameriera e come assistente di un organizzatore di partite di poker. Dopo essere stata licenziata, mette a frutto tutto quello che ha imparato per mettere su il suo giro personale di gioco clandestino, con un buy-in di 250.000 dollari. Rimane nel campo per 8 anni, incassando circa 4 milioni di dollari l’anno, fino all’arresto per un coinvolgimento con la mafia russa.

Il film è la prima prova da regista di Aaron Sorkin, che ha scritto anche una sceneggiatura ineccepibile, nominata sia al Golden Globe che all’Oscar e raccontato nell’autobiografia Molly’s Game: The True Story of the 26-Year-Old Woman Behind the Most Exclusive, High-Stakes Underground Poker Game in the World. L’intenzione di Sorkin non è quella di raccontare il fatto in sé, perché non si vuole portare in scena l’evento di cronaca (tutti i nomi sono cambiati e non si fa riferimento a nessuno dei veri personaggi che presero posto al tavolo da gioco, tra cui Leonardo di Caprio, Ben Affleck, le gemelle Olsen). L’intento è invece esplorare l’identità di questa donna, scrutare la figura di Molly soprattutto dal punto di vista personale, analizzando il legame travagliato e conflittuale con il padre (Kevin Costner) attraverso numerosi flashback. Si sceglie quindi una struttura che predilige salti temporali nel passato, ma la sua storia è raccontata non solo attraverso i suoi ricordi e i suoi occhi, ma anche con le sue parole: Molly è la voce narrante di un film che colpisce per schiettezza e sincerità.

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