Si chiama Shanda’s River ed è il nuovo film gotico diretto da Marco Rosson
Zombie e streghe a Voghera: questo è il succo di Shanda’s River, nuovo film gotico di Marco Rosson, alla sua seconda prova dietro la macchina da presa. La trama del film è apparentemente tra le più comuni. La protagonista è Emma, giovane antropologa in visita a Voghera, piccola città nel nord Italia, per condurre uno studio sulle oscure leggende che ruotano intorno al fiume Shanda. Il fiume deve il suo nome all’omonima contadina, uccisa all’inizio del Cinquecento perché accusata di stregoneria. Emma inizia ad indagare, ma la sua curiosità la intrappolerà in un sortilegio in cui è costretta a rivivere continuamente la stessa giornata: ogni volta si risveglia nella sua camera d’albergo alle 4:00 del mattino; ogni volta rivive l’orrore del giorno in cui è stata intrappolata. Per uscire da questo incubo dove apparentemente non c’è una via di fuga, Emma dovrà scoprire la verità celata dietro la leggenda di Shanda.
È raro vedere un horror indipendente acclamato anche all’estero: è il caso di Shanda’s River, che si è guadagnato una vittoria al Los Angeles Film Award nella categoria Best Horror e, successivamente, il plauso del Tabloid Witch Award come miglior montaggio e migliore colonna sonora. La pellicola è prodotta da Giorgio Galbiati in collaborazione con l’associazione culturale Iria e per le sua atmosfere lugubre, tormentate, senza respiro, si ispira alle pellicole degli anni Settanta e degli anni Ottanta. Rosson attinge ai maestri dell’ horror italiano come Argento, Fulci e Bava per confezionare un film dell’orrore dal sapore gotico e mistico.
Certo, il loop temporale, quell’angoscia del restare incastrati in eterno nella stessa giornata, non è una novità in campo cinematografico. A sorprendere è però la realizzazione del prodotto: curato nei minimi dettagli, grazie al trucco e agli effetti speciali del tutto artigianali di Eleonorita Acquaviva. Il risultato di un successo c’è, e si vede.