Fréres Ennemis: recensione

MATTHIAS SCHOENAERTS E REDA KATED SI SCONTRANO NEL THRILLER FRÉRES ENNEMIS DI DAVID OELHOFFEN, PRESENTATO IN CONCORSO AL FESTIVAL DI VENEZIA

freres ennemisGERENE: thriller, drammatico

DURATA: 111 minuti

USCITA AL CINEMA: N/D

VOTO: 3/5

Tra i film presentati in concorso al Festival di Venezia c’è il thriller drammatico Fréres Ennemis del regista David Oelhoffen, che nel 2014 aveva presentato proprio sul Lido il suo Loin des hommes, che narrava la fuga di due uomini molto diversi attraverso la catena montuosa Atlas.

In Fréres Ennemis invece i protagonisti sono due amici d’infanzia, che hanno preso strade diverse: Manuel Marco (Matthias Schoenaerts) fa parte di una gang criminale dedita allo spaccio, mentre Driss (Reda Kated) è diventato un poliziotto della squadra antidroga.

Le loro strade si incrociano di nuovo quando Manuel riesce a sopravvivere per miracolo a un agguato nel quale i suoi amici restano uccisi e si mette sulle tracce del colpevole, scoprendo verità che cambieranno per sempre il corso della sua esistenza e metteranno in pericolo anche la sua famiglia.

Preoccupato per Manuel e determinato a non mettere a rischio l’operazione sotto copertura, Driss domanda al primo di prendere il posto di Imrane (Adel Bencherif) per incastrare il criminale Curro Reyes.

Dopo un’iniziale rifiuto, Manuel decide di accettare in cambio di essere informato sull’andamento delle indagini e del nome di chi ha commissionato l’omicidio dei suoi amici.

Per i due protagonisti comincerà una terribile corsa contro il tempo, che da un lato spingerà Manuel a gesti estremi e, dall’altro, obbligherà Driss a mettere in discussione la propria etica morale.

Tra corse rocambolesche e riprese con l’utilizzo della camera a mano, David Oelhoffen fa del suo meglio per portarci all’interno del mondo criminale in cui si muovono i suoi personaggi, ma le loro azioni sono sempre troppo frettolose e approssimative per poterci veramente appassionare.

Fréres Ennemis spreca le buone performance dei suoi interpreti con una sceneggiatura piuttosto piatta e banale, di cui neppure l’ultimo colpo di scena può risollevare le sorti.

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