LEGAMI DI SANGUE E SAGACE IRONIA NEL WESTERN THE SISTERS BROTHERS DIRETTO DAL REGISTA JACQUES AUDIARD
GENERE: western
DURATA: 121 minuti
USCITA AL CINEMA: n/d
VOTO: 4/5
Tra i film presentati in concorso domenica 2 Settembre al Festival di Venezia spicca il western The Sisters Brothers, primo film in lingua inglese del regista Jacques Audiard (che nel 2012 aveva diretto il delicato Un sapore di ruggine e ossa).
La pellicola è basata sul romanzo Arrivano i Sister scritto da Patrick DeWitt e pubblicato per la prima volta nel 2011, con una sceneggiatura curata dallo stesso regista insieme al suo fidato collega Thomas Bidegain.
La storia è ambientata nel 1851 tra l’Oregon e la California e segue la vicenda di due fratelli, Charlie (Joaquin Pheonix) ed Eli Sisters (John C. Reilly, anche produttore del film), degli assassini al servizio del misterioso e temibile Commodoro.
La loro missione è quella di scovare ad ogni costo il mite Hermann Kermit Warm (Riz Ahmed) e di consegnarlo al loro datore di lavoro.
L’uomo, infatti, è un chimico che ha ideato una formula per rivelare la posizione dell’oro nascosto nei fiumi.
Ma i Sisters non sono gli unici a essere sulle tracce di Warm e il loro viaggio li porterà a scontrarsi con il detective John Morris (interpretato da Jake Gyllenhaal) ˗ rimasto colpito dalla scoperta dell’uomo e dalle sue idee su un luogo migliore in cui vivere ˗ e con gli scagnozzi di Mayfield (Rebecca Root).
In The Sisters Brothers non mancano gli scontri a fuoco tipici dei western, ma la contrapposizione tra i buoni e i cattivi non è affatto netta.
A un primo sguardo Charlie incarna il fratello maggiore privo di scrupoli, che si diverte a svolgere il proprio lavoro e che non è interessato a una vita più tranquilla.
Tuttavia, neppure Eli è un uomo senza macchia, sebbene sia il più sognatore tra i due, quello che sta iniziando a mettere in discussione ciò che fanno e che sogna di tornare a casa e di aprire un negozio, suscitando la perplessità del fratello maggiore.
Assolutamente esilarante in tal senso è la scena all’interno di un bordello durante la quale Eli chiede a una prostituta di interpretare una piccola recita in cui gli regala uno scialle rosso con “maggiore sentimento e commozione”.
Sono proprio questi intermezzi comici a rendere il film scorrevole e a far sentire lo spettatore partecipe delle disavventure a cui vanno incontro i personaggi, con un finale che non potrà che sorprendere coloro che non hanno letto il romanzo scritto da DeWitt.
Non solo ricerca dell’oro e della ricchezza, ma anche il desiderio di una società diversa, in cui il denaro sia soltanto un mezzo per raggiungere un fine.
Un sogno che sembra quasi possibile per alcune brevi sequenze nelle quali i quattro protagonisti collaborano assieme, ma che finirà inevitabilmente per scontrarsi con la dura realtà.