GENDER EQUALITY: VENEZIA COME CANNES.
In l’articolo dell’ Hollywood Reporter di qualche giorno fa sulla presenza di un solo film di una regista donna in concorso, il thriller dell’australiana Jennifer Kent, The Nightingale, la rivista ha sferrato un duro attacco al suo direttore puntando il dito contro “la tossica mascolinità della cultura italiana”.
Alberto Barbera, direttore artistico della Mostra, ribadisce un concetto chiaro, semplice e necessario: “le quote (rosa, ndr) riguardano le rappresentanze politiche e sociali, nell’arte, non deve esistere pregiudizio, le opere sono belle o meno indipendentemente dal genere dell’autore”.
Finalmente. Così deve essere. Nessun commento di circostanza, ma un approccio sano e un grado sopra le solite chiacchiere sulla parità di genere. Il problema non è quante registe donne siano in concorso, semmai quante donne riescano effettivamente a riuscire a dar vita alle loro opere, quanto le produzioni siano pronte ad investire e rischiare di più, dimostrando che si, la gender equality si può raggiungere.Intanto, ieri, Venezia 75 ha dimostrato di volersi concretamente impegnare affinché le donne abbiamo il giusto peso, sia nelle opportunità che nella parità economica. Il documento che è stato sottoscritto ha come obiettivo quello di monitorare al meglio la situazione e renderla equa: fornendo le statistiche sul numero di film presentati, essendo trasparenti riguardo ai membri dei comitati di selezione e programmazione, colmando il gender gap nel top management dell’organizzazione.
Il protocollo per la gender equality è stato discusso dallo stesso Alberto Barbera, Direttore Artistico insieme con Paolo Baratta, Presidente della Biennale, e le associazioni Dissenso Comune e Women in Film, TV & Media Italia.Le opere di registe donne che hanno partecipato alla selezione erano soltanto il 22%. Una percentuale bassa, certo parziale, ma che fotografa una situazione reale, ovvero la difficoltà ancora tangibile delle donne di avere accesso ad ogni tipo di mestiere artistico e non solo.
Ma, come ha ricordato la Trinca, il problema è anche a monte: “dalle scuole di cinema escono uomini e donne in proporzione ma solo il 20% dei film prodotti sono di registe”, un blocco che accade nella produzione dove tantissimi, troppi sono i pregiudizi sulle donne, “muri – ha concluso Barbera – ancora da abbattere”.
Jasmine Trinca ha presenziato anche nel tardo pomeriggio all’incontro “Domani Accadrà, i protagonisti di oggi raccontano il futuro”. Un’iniziativa ad ingresso libero, su temi trasversali, in collaborazione con Le giornate degli autori, con alcune rappresentanti del movimento 5050by2020, reduci dalla prima firma in Italia della Carta per la parità e l’inclusione nei festival di cinema, audiovisivo e animazione e che hanno voluto anche qui siglare pubblicamente, con le Giornate degli Autori, questo “accordo” per un futuro di uguaglianza.
Giorgio Gosetti , delle “Giornate” , è stato delegato al simbolico passo. «Oggi è una giornata fortunata – ha detto la regista Antonietta De Lillo – perché siamo riuscite a dialogare in un Festival prestigioso ed importante come quello di Venezia. Ma tanti passi devono ancora esser fatti ed è per questo che siamo qui a parlarne. L’obiettivo è un tavolo permanente attraverso il quale capire, cifre alla mano, quali sono i problemi e come risolverli. Solo così potremo passare dalla firma della carta – un momento importante ma teorico – alla concretezza: la parità di tutti». Passi formali necessari per continuare sul cammino verso la parità. Noi, ci siamo.
Gli incontri di Domani Accadrà proseguono oggi con l’ultimo appuntamento che vedrà tra i protagonisti l’artista Marina Abramovic, che da sempre rappresenta il superamento dei limiti di genere nelle sue performances.