Conversazione su Tiresia. Di e con Andrea Camilleri: recensione

ANDREA CAMILLERI PORTA A TEATRO CONVERSAZIONI CON TIRESIA: UNO SPETTACOLO CHE SI FA ESEMPIO DI QUANTO LA CULTURA CI RENDA ETERNI. AL CINEMA SOLO PER TRE GIORNI

camilleri_locandinaGENERE: documentario

USCITA IN SALA: 5, 6 e 7 novembre 2018

DURATA: 85 minuti

VOTO: 5 su 5

Il teatro al cinema. Da teatrante pluriennale ero curiosa dell’esperienza, cosa sarebbe stato dell’hic et nunc della performance dal vivo? La proiezione si apre con una panoramica della platea che man mano si riempie. Le luci si abbassano, cala il silenzio per lasciare posto all’attesa. Si comprende da subito che il motivo per il quale si è lì, sulla poltrona del cinema (così come gli spettatori erano lì tra gli spalti del Teatro Greco di Siracusa lo scorso giugno), è uno: vedere e ascoltare il Maestro Andrea Camilleri in Conversazione su Tiresia.

Lui arriva gigante sullo schermo, accompagnato da una bellissima Valentina Alferj, si siede su una poltrona che, insieme ad
tavolino, una lampada e qualche libro, compongono la semplicissima scenografia, che si avvale di proiezioni in grandi dimensioni sul retro. Camilleri attacca subito il suo monologo non lascia spazio ad applausi di celebrazione.

Si entra immediatamente nel racconto. “Io sono Tiresia. O come direbbe qualcuno, Tiresia sono” le prime parole ad essere pronunciate, che danno il via ad un avvincente racconto che oltrepassa spazio e tempo e che ci fa percorrere le sorti dell’indovino cieco reso celebre da Sofocle ma ripreso da moltissimi grandi della letteratura, quali Omero, Ovidio, Seneca, Dante, Apollinaire, Eliot, Pound ,per citarne alcuni.

Lo spettacolo, scritto e interpretato da Camilleri con la regia teatrale di Roberto Andò ci fa capire quanto e come l’indovino cieco abbia affascinato l’immaginario degli artisti per secoli e secoli a causa del suo potere divinatorio, della leggenda che vuole egli sia stato sia uomo che donna e per la sua caratteristica di non vedente. La cecità è proprio l’anello di congiunzione tra Camilleri e la figura mitica, la cecità, che toglie la possibilità di guardare con gli occhi e accentua la capacità di vedere meglio, di dare spazio alla ragione, di consentire alla memoria di emergere. L’“impiegato della scrittura”, così come si definisce Camilleri durante la conferenza stampa, si rivela grande attore, magnetico e autorevole, con molto sprazzi di ironia, tanto che il regista Roberto Andò appella quella di dirigere lo spettacolo “l’esperienza più bella della sua vita”.

Testimonianza condivisa da Stefano Vicario che si è occupato della regia cinematografica dello spettacolo, ripreso da diverse telecamere durante l’esibizione al teatro Greco, e poi montato per il cinema, come da Roberto Fabbriciani che ha curato le musiche dal vivo affidate ad uno strumento semplice e archetipo quale il flauto.

La visione di Conversazione su Tiresia è estremamente consigliata sia ad un pubblico di adulti che di giovani: per questi, infatti, può essere un importante messaggio e uno spunto di riflessione su quanto la cultura riesca a renderci eterni.
Il teatro al cinema, un’esperienza da ripetere se associata ad eventi unici e rari come questo proposto da Palomar che ha curato la produzione e Nexo Digital che lo distribuisce.

Marianna Cozzuto

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