IL LUNGOMETRAGGIO LA CITTÀ VUOTA DI FABRIZIO FIORE E LUIGI SALERNO ESPLORA L’ABISSO DEL VUOTO ATTRAVERSO IL CAMMINO DI UN UOMO
Il protagonista principale del lungometraggio La Città Vuota – Out of
the blue realizzato da Fabrizio Fiore e Thomas Battista e sceneggiato da Luigi Salerno, prodotto dall’etichetta indipendente Noctefilm, è il vuoto che permea ogni personaggio, a partire dall’uomo che siamo chiamati a seguire, Faber.
Quest’ultimo si risveglia ritrovandosi completamente solo. L’unico pezzo che gli rimane ancora integro, oltre l’abisso del disfacimento e del vuoto che lo divorano da ogni parte, è proprio il suo nome.
Tutti i luoghi, le intercapedini e i riferimenti della sua vita si sono svuotati di colpo di qualsiasi sentimento e parvenza creaturale, ostentandogli contro un muro assoluto di staticità e di mutismo, per ogni prospettiva e direzione intrapresa.
Questo quadro così spaventoso, che imprigiona di colpo le dinamiche della sua esistenza, è tutto quello da cui noi partiamo per l’immersione profonda nell’architettura complessa di questo universo improvviso e tentacolare. Ogni passo nelle rovine di questo interregno, sarà impregnato di un silenzio arcano, che pare appartenere all’incubo di una civiltà estinta da una maledizione secolare.
Nell’immolarsi nelle cavità di uno spazio così fobico e atomico, Faber precipita nella voragine dell’ansia, sfiorando il polso gelido delle cose finite e delle loro risonanze spettrali, alla ricerca del pulsare di un’ultima vena, che lo rincuori contro i segmenti minacciosi del grande labirinto.
“Diventiamo le nostre sensazioni, i nostri vuoti, senza un significato”, afferma il protagonista nel trailer di La Città Vuota.
Ma quali sono le sensazioni e i programmi di Faber? Dove starà andando, adesso? Qual è il confine tra i richiami reali e quelli più astratti? Saranno queste, forse, le sue domande, che ogni tanto smuovono questo fondale limaccioso, oltre la patina viscosa del suo sedimento.
Oltre al protagonista, che ha il volto dell’attore Fabio Pasquini, troviamo altre due figure importanti per il suo viaggio: l’enigmatica Laura (Maria Chiara Tofone) e Karl, il proprietario di una bottega del centro storico (Giancarlo del Monte).
Queste tre figure, così diverse e in contrasto tra di loro, si snodano nella storia come affluenti ricolmi di correnti impetuose, dove la linea d’ombra di questo film si intorbida, si rinsangua e si frantuma di continuo.