IL REGISTA ATOM EGOYAN TORNA IN CONCORSO AL FESTIVAL DI VENEZIA CON IL THRILLER DRAMMATICO GUEST OF HONOUR
DURATA: 104 minuti
DATA D’USCITA: N/D
VOTO: 2,5/5
Con Guest of Honour il regista Atom Egoyan torna in concorso al Festival di Venezia quattro anni dopo aver presentato il potente Remember e lo fa per raccontare una storia molto diversa, un thriller drammatico con protagonisti un padre e una figlia (tema fin troppo trattato alla Mostra quest’anno).
La vicenda comincia con il dialogo tra un’insegnante di musica, Veronica (Laysla De Oliveira) e un prete (interpretato da Luke Wilson). La giovane ha da poco perso il padre (David Thewlis), che ci teneva molto a far sì che la sua cerimonia funebre venisse celebrata proprio in quella chiesa – che da vivo non era solito frequentare.
Al fine di conoscere meglio colui di cui dovrà parlare, il prete le domanda di raccontargli qualcosa su di lui, aprendo la via a una miriade di ricordi contrastanti tra loro. Jim e Veronica, infatti, avevano molti problemi, aumentati da uno scherzo finito male per il quale la seconda era stata ingiustamente condannata per abuso di autorità nei confronti di un suo studente.
Veronica era talmente convinta di meritare una punizione, ma per reati commessi molto tempo prima, da aver rifiutato l’aiuto del padre. Confuso e frustrato di fronte all’intransigenza della figlia, Jim aveva iniziato inizia a ripercuotere la sua frustrazione sul suo lavoro d’ispettore alimentare, facendo chiudere piccoli ristoranti a gestione famigliare.
Tuttavia, nonostante gli sforzi interpretativi di David Thewlis, Guest of Honour si perde a metà strada, non riuscendo a esplorare fino in fondo la psiche dei suoi personaggi e trasmettendo la sensazione di star guardando un prodotto incompleto. Questa percezione si acuisce nel secondo tempo, dove sarebbe stato piacevole aspettarsi qualche risposta in più; invece, tutto fila in maniera fin troppo lineare. Un’occasione persa a causa di una sceneggiatura poco incisiva.