Il Regno: recensione

IL REGNO DI RODRIGO SOROGOYEN, DOPO AVER CONQUISTATO 7 PREMI GOYA, ARRIVA NELLE SALE ITALIANE DAL 5 SETTEMBRE

locandina il regnoGENERE: thriller/drammatico

DURATA: 122 minuti

USCITA IN SALA: 5 settembre 2019

VOTO: 3 su 5

Manuel è un influente vice segretario regionale, una promessa della politica lanciata verso la presidenza della regione, ma vede il proprio mondo sgretolarsi a causa di una fuga di notizie che incastra lui e l’amico e collega Paco, coinvolti in uno scandalo per corruzione. Mentre i media svelano la portata dello scandalo, il partito serra i ranghi e solo Paco esce illeso dalla vicenda. Da un giorno all’altro Manuel viene espulso dal “Regno”, condannato dall’opinione pubblica e tradito da coloro che fino a qualche ora prima reputava suoi amici. Il partito lo addita come unico responsabile, ma Manuel non è disposto a cadere da solo: inizia così la sua lotta per la sopravvivenza battendosi contro un sistema in cui i Re possono cadere, ma i Regni perdurano.

Anche se ambientato qualche anno indietro al nostro presente, come lasciano suggerire alcuni dettagli come la quasi totale assenza di smartphone, le tematiche trattate da Il Regno sono quanto mai attuali: corruzione, riciclaggio di denaro, scambi di favori ad opera di una politica che pensa solo al bene proprio e non a quello comune. In un ambiente del genere, che ancora oggi ben conosciamo, vive e lavora felicemente il nostro protagonista, Manuel Lòpez-Vidal, che di quel Regno aspira l’ascesa, almeno finché i colleghi di partito non gli voltano le spalle lasciandolo solo e abbandonato nel momento del bisogno. Quegli stessi amici con i quali passava vacanze spensierate su yacht lussuosi e cene in ristoranti esclusivi, bloccano il suo futuro additandolo come unico responsabile di quel sistema corrotto che invece porta il nome di tutti gli aderenti al partito. Lui però lo sa bene, e allora non ci sta ad affondare da solo: inizia la sua ricerca disperata di prove volte ad incastrare i colleghi, dimostrando che tutti, dai piani alti in giù, avevano a che fare con quelle attività quotidiane di riciclaggio di denaro, ridefinizione della funzione dei territori e scambi di favori con uomini d’affari della zona.

Forse perché convinto di poter tornare ad essere intoccabile e potersi salvare, o per lo meno portare a picco con sé anche gli altri colpevoli, forse (ma anche no) per redimersi o solo perché tremendamente disperato: gli occhi dell’attore Antonio de la Torre passano da un sentimento all’altro con estrema credibilità, dalla rabbia alla determinazione, dall’angoscia alla frustrazione, e valgono da soli il premio Goya che gli è stato conferito come Miglior attore protagonista.

La regia di Rodrigo Sorogoyen ci tiene sempre sulle spine, e se qualcosa si può recriminare al film è solo un po’ di staticità, che però si fa ben perdonare in quelle pochissime scene d’azione ad alta tensione. Quel che però più colpirà lo spettatore è che mai, nemmeno per un attimo, si riesce a prendere le difese del protagonista: come si potrebbe mai provare empatia per un soggetto politico così perfettamente verosimile?

Il Regno, già vincitore di 7 premi Goya, è tra i tre finalisti del premio LUX, assegnato dal Parlamento Europeo durante la 76esima Mostra Internazionale di Arte Cinematografica di Venezia. Scopo del premio è promuovere il cinema europeo, rendendo i film accessibili ad un pubblico più ampio in diverse lingue e culture.

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