Terence Hill è Lucky Luke

TERENCE HILL INTERPRETA LUCKY LUKE, IL COWBOY PIÙ VELOCE DEL WEST CREATO DA MORRIS 

lucky lukeWill Eisner, uno dei massimi esponenti del fumetto nordamericano ha detto: “Nella nostra cultura il cinema e il fumetto sono i mezzi principali per la trasmissione di storie attraverso immagini… ma il loro rapporto col lettore è completamente diverso. Il cinema è un mezzo a cui si assiste, mentre il fumetto chiede ai suoi lettori partecipazione. Nel corso di un film, il lettore (spettatore) è confinato in un ambiente fortemente vincolato a trasmettergli un’esperienza virtuale, mentre nel fumetto il lettore è libero di leggere al ritmo che preferisce, inoltre gli viene richiesto una sorta di contributo intellettuale”. Sebbene il cinema sia considerato da più la legittima evoluzione del racconto per immagini e lo sviluppo tecnologico insieme agli effetti speciali abbiano restituito e in parte trasformato la quintessenza del fumetto sul Grande Schermo, la verità è che l’esperienza stessa richiede dai due caratteristiche ben diverse di fruizione. Ed è questo che rende la relazione che lega i due media così squisitamente interessante.

Oggi prendiamo Lucky Luke ad esempio, il cowboy più veloce di tutto il West, l’ unico capace di estrarre la pistola più rapidamente della sua stessa ombra, creato nel 1946 dal disegnatore belga Maurice de Bevère (in arte Morris), diventato una una serie televisiva in nove episodi.

Prodotto integralmente italiano, con Terence Hill/Mario Girotti nei panni del cowboy solitario, ma anche in quelli di regista di quattro dei nove episodi, prodotti da ReteItalia e Paloma Films per la “modica” spesa di 24 miliardi.  Morris aveva creato, anche con l’ ausilio dello sceneggiatore René Goscinny (padre di Astérix), una sorta di antieroe (ricordiamo che l’eterna diatriba fra bene e male, giusto sbagliato, buono e cattivo è il motore di ogni fumetto che si rispetti) si è dimostrato la più felice parodia europea dell’ epopea western.

Il Lucky Luke di carta è stato tradotto in più di venti lingue e pubblicato in una quarantina di nazioni differenti, giungendo anche sullo schermo nel 1971, in un cartoon prodotto dalla Belvision che tentava (non senza difficoltà) di riprodurne il leggero umorismo originale e l’ elegante segno grafico di Morris.

Il Lucky Luke/Terence Hill invece trasforma il cowboy nell’ ennesima riedizione di Trinità, personaggio reso famoso dall’ attore nei film diretti da E.B. Clucher (Enzo Barboni) nel 1970-71.  Terence Hill è l’immagine indelebile di quell’ ironia leggera, in cui la violenza in quanto tale viene bandita e in cui regna quella sorta di sicurezza per cui gli spettatori sanno che non avranno mai “cattive

Anche per questo, pur mantenendo i tormentoni classici del fumetto, con i “cattivissimi” fratelli Dalton a turbare la quiete di Daisy Town (la città è stata integralmente progettata e costruita dallo scenografo Piero Filippone a Santa Fe, nel New Mexico) la serie evoca solo alla lontana le atmosfere create da Morris, reggendosi su intrecci semplificati al massimo e tenuti insieme da un vago spirito ecologista.

Unica eccezione Jolly Jumper, il cavallo bianco del protagonista, autentico alter-ego di Lucky Luke, che nel fumetto filosofeggia, gioca a scacchi e si dimostra più intelligente del cowboy. Le sue prodigiose doti sono salvaguardate da quattro stupendi cavalli spagnoli (addestrati da Mario Luraschi), che si alternano nel ruolo esibendosi con tale maestria da rubare spesso la scena agli interpreti umani.